The New Alliance for Food Security and Nutrition: a coup for corporate capital? (2014)

Il report di Terra Nuova e del Transnational Institute spiega i vari modi in cui le multinazionali stanno influenzando i programmi di sviluppo per l’Africa. Il loro potere finanziario insieme ad un diretto coinvolgimento ha dato forma alla “Nuova Alleanza per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione”, il nuovo “quadro di cooperazione” che apre le porte agli investimenti ed arricchisce le aziende multinazionali mettendo in serio pericolo i piccoli agricoltori  in Africa sotto lo slogan dello “sviluppo”. I contadini africani e le organizzazioni della società civile internazionale vi si oppongono a tutti i livelli, anche nell'ambito del Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale. Il rapporto sostiene che i produttori di piccola scala – la maggioranza della popolazione – sono già responsabili per la produzione dell’80% del cibo consumato in Africa e possono soddisfare la domanda crescente di cibo delle città africane se adeguatamente sostenuti. Programmi come quello della Nuova Alleanza, invece, avranno l’effetto di sottrarre terre ai piccoli produttori o di chiuderli nei meccanismi e nelle logiche delle filiere alimentari globali con il risultato di impoverirli ulteriormente ed arricchire le multinazionali dell’agribusiness.

La Nuova Alleanza per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione, il nuovo  “quadro di cooperazione” come è stata definita, è stata lanciata al Summit G8 tenutosi nel 2012 negli USA e poi spinta nel Summit del 2013 nel Regno Unito. Attualmente, riguarda 10 paesi africani coinvolgendo al tavolo dei donatori, oltre ai governi del G8 e l’Unione Europea, più di  100 aziende. Scopo dichiarato dell’iniziativa è di “accelerare investimenti responsabili per l’agricoltura africana e condurre 50 milioni di persone fuori dalla povertà entro il 2022”. La partnership include impegni da parte dei leader africani per “ridefinire le politiche in modo da migliorare le opportunità di investimento”. Le aziende del settore privato, dal canto loro "si sono impegnate ad aumentare gli investimenti per più di 3 miliardi di dollari” mentre “i partner donatori (compresa la UE) supporteranno il potenziale africano per una crescita agricola rapida e sostenuta, e assicureranno l’assunzione di responsabilità”.

Il Rapporto ripercorre la nascita della Nuova Alleanza come risposta ad una serie di complesse interazioni tra singole aziende, fondazioni filantropiche, forum del settore privato multinazionale, programmi di aiuto bilaterali e multilaterali e autorità africane. Esso mette in luce la falsa retorica sulla quale la Nuova Alleanza si basa: “sconfiggere l’insicurezza alimentare”, comparando tale retorica alla realtà sul terreno. Come nei classici inganni basati sulla fiducia, i benefici promessi dal settore privato e dai donatori evaporano quando le organizzazioni contadine più critiche ed i loro sostenitori cercano di determinarne gli impatti, partendo da quanti di questi programmi sono già in corso. In sintesi, ciò che rimane sono i cambiamenti politici, che penalizzano i piccoli produttori a beneficio delle multinazionali privatizzando i beni pubblici e collettivi dalle quali dipendono le condizioni di vita delle popolazioni rurali. Un esempio tra gli altri è dato dalla riforma delle leggi sementiere  che promuovono i prodotti delle aziende multinazionali e limitano i diritti dei contadini ad usare le loro sementi. In questo modo, gli investimenti del settore privato multinazionale sono protetti, mentre quelli dei contadini – il 90% di tutti gli investimenti agricoli secondo fonti FAO – sono minacciati. Come se non bastasse, poi, questi cambiamenti sono messi in atto senza alcun processo di consultazione con i diretti interessati. Infine, poiché a subire tali impatti negativi sono i piccoli produttori agricoli che costituiscono la maggioranza della popolazione dei paesi implicati, la Nuova Alleanza sta di fatto minando quelle fragili basi democratiche che i governi del G8, a parole, dicono di voler sostenere.

Il Rapporto fa luce sui movimenti di opposizione in Africa e le loro attività nell'ambito del Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale (Committee on World Food Security/ CFS). La Nuova Alleanza è stata pesantemente criticata dalla società civile poiché promuove gli interessi delle multinazionali piuttosto che quelli dei piccoli produttori di cibo e dei cittadini. Il CFS è attualmente in un processo di negoziazione di principi mirati ad assicurare che gli investimenti in agricoltura  promuovano la sicurezza alimentare ed il diritto al cibo, difendendo le condizioni di vita dei piccoli produttori  piuttosto che i profitti delle multinazionali.

 "L’Alleanza che potrebbe davvero sconfiggere la fame è quella tra i governi Africani ed i suoi produttori di piccola scala” afferma Nora McKeon, autrice del  report. “Una combinazione di pressione dall’alto – come nel  riformato CFS – ed una  pressione politica dal basso – da parte di cittadini ben organizzati e con buona capacità comunicativa – potrebbe essere la via migliore per arrivarci.”

Il Rapporto è scaricabile qui sotto.