“Una diga italiana uccide i popoli indigeni in Etiopia”. La denuncia di Survival all’OCSE

17 marzo 2016 - Una trentina di popoli diversi vivono nella bassa valle del fiume Omo, in Etiopia. Sono contadini, cacciatori, pescatori, allevatori... comunità indigene, espressione della caleidoscopica bellezza umana. Intorno, un territorio folgorante con una delle ultime foreste pluviali sopravvissute nelle regioni aride dell’Africa sub-sahariana. Fino a quando?

La Costituzione del paese, qui, prevede il pieno diritto di consultazione per le popolazioni native nell’ambito di tutti i progetti e le questioni che le riguardano. Però, a quanto pare, questo diritto è rimasto solo lì, stampato sulla Carta Costituzionale perché, stando a quanto riporta Survival International, nessuno degli appartenenti alle comunità implicate ha mai saputo cosa stesse accadendo alla loro terra negli ultimi anni. In questo modo è stata costruita la diga Gibe III, dall’impresa italiana Costruttori Salini Impregilo SPA, senza che nessun punto di vista delle popolazioni autoctone sia stato mai richiesto. I lavori, iniziati nel 2006, concessi in assenza di gare d’appalto, sono quasi conclusi e già si stanno riempendo le riserve a monte.

La diga, si legge sul sito di Survival International, “sbarrerà il corso centro-settentrionale dell’Omo, il fiume che scorre impetuoso per 760 km dall’altopiano etiope fino al Lago Turkana, al confine con il Kenya, attraversando i parchi nazionali Mago e Omo il cui bacino è stato inserito tra i Patrimoni dell’Umanità dall’Unesco per la particolare importanza geologica e archeologica. Secondo gli esperti la riduzione del flusso del fiume causerà l’abbassamento del livello del lago Turkana di circa due terzi distruggendo la riserve ittiche da cui dipendono centinaia di migliaia di indigeni. Non solo, le leggi etiopi vietano progetti che non siano stati preventivamente sottoposti a valutazioni di impatto ambientale e sociale (Environmental Social Impact Assessment – ESIA) ma l’Authority etiope per la protezione dell’ambiente (EPA) ha approvato retroattivamente le valutazioni d’impatto della Gibe III, con due anni di ritardo”.

Per questo, l’associazione Survival International ha presentato pochi giorni fa un’istanza all’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) contro Salini Impregilo S.p.A. in merito alla costruzione della suddetta Diga.

“Salini ha ignorato evidenze schiaccianti, ha fatto false promesse e ha calpestato i diritti di centinaia di migliaia di persone” ha dichiarato il Direttore generale di Survival International Stephen Corry. “A migliaia ora rischiano di morire di fame perché la più grande e famosa impresa costruttrice italiana non ha pensato che i diritti umani meritassero il suo tempo e la sua attenzione. Le conseguenze reali della devastante concezione che il governo etiope ha dello ‘sviluppo’ del paese – vergognosamente sostenuta dalle agenzie per lo sviluppo di nazioni occidentali tra cui Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti – sono sotto gli occhi di tutti. Derubare della loro terra popoli largamente autosufficienti e causare ingenti devastazioni ambientali non è ‘progresso’: per i popoli indigeni è una sentenza di morte.”

Tra l’altro, non troppo lontano da qui, è vissuta Lucy, la nostra progenitrice. Un filo lungo qualche milione di anni che ci lega tutti, in qualche modo a questa gente e a questi luoghi. 

Foto | @SurvivalInternational