Una crisi alimentare mondiale che non è mai andata via
La crisi del 2007/2008, che ha fatto arrivare le persone che soffrono la fame ad un miliardo ed ha compromesso i diritti umani di molti altri, non se ne è mai realmente andata via. Questo l’avvertimento del Right to Food and Nutrition Watch 2017.
Il Right to Food and Nutrition Watch (ovvero l’Osservatorio sul diritto al cibo ed alla nutrizione) è stato lanciato oggi presso l’Organizzazione per il Cibo e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), a Roma, e segna il suo decimo anniversario facendo il bilancio del decennio passato, quando la crisi alimentare mondiale ha fatto alzare con non mai il numero di affamati. Oggi, nonostante alcuni progressi, molti dei problemi che hanno portato alla crisi persistono ancora e continuano a colpire milioni di persone.
Lo conferma il recente rapporto su “Lo Stato della Sicurezza Alimentare e la Nutrizione” (SOFI), che afferma come, dopo una ferma diminuzione per oltre un decennio, la fame globale stia di nuovo crescendo, e abbia colpito 815 milioni di persone nel 2016, ovvero l’11% della popolazione globale. Anche se questi dati non rappresentano l’intero quadro dell’insicurezza alimentare, danno però l’idea del percorso che il mondo ha di fronte. La proliferazione dei conflitti violenti, come in Yemen, e le catastrofi legate al clima, come quelle avvenute recentemente nei Caraibi e in America, sono in parte la causa di queste tendenze. Ma a sottolineare tutto questo, c’è il sistema economico dominante.
Con il titolo “La crisi alimentare mondiale: la via d’uscita”, la tematica di quest’anno dell’Osservatorio illustra la molteplice crisi in cui il mondo è ancora intrappolato, attraverso dieci articoli e dieci immagini. Dal cambiamento climatico alle inique regole del commercio globale dovute alle megafusioni dell’agroindustria, dal ruolo delle donne nella trasformazione dei sistemi alimentari al diritto al cibo nelle situazioni di emergenza, il Watch fa luce sulle complessità che stanno dietro alla crisi.
Quando i disastri non sorprendono più
L’Osservatorio ci ricorda che la crisi, sfaccettata e multidimensionale, “ha avuto effetti profondi sulle vite e sui mezzi di sostentamento delle persone, sulle loro relazioni con il cibo, così come sulla salute pubblica e sul tessuto sociale delle comunità. Effetti che, ad oggi, vengono ancora percepiti”. La crisi è stata davvero il risultato di una convergenza di fattori a breve e lungo termine complessi, come sottolineano gli autori. Ma per molti, specialmente all’interno del movimento per la sovranità alimentare, il suo arrivo non è stato una sorpresa: era il risultato inevitabile del sistema economico e politico dominante, che dà priorità al profitto piuttosto che al mantenimento dell’ambiente e dei diritti umani.
Il Watch evidenzia come ci sia un sistema alimentare omogeneizzante e egemonico, portato avanti da multinazionali sempre più concentrate e che riduce il cibo ad una merce da commercializzare. Lo spazio rurale è il luogo principale in cui questo conflitto si materializza, spesso in modo violento, mentre nei contesti urbani di tutto il mondo è in aumento una preoccupante incidenza e prevalenza di malattie non trasmissibili legate alle diete. “Questa insostenibilità si è resa evidente nel sistematico sfruttamento del lavoro agricolo, nell’inquinamento persistente delle risorse naturali, nella concentrazione del potere e del benessere economico che ha lasciato i produttori di cibo cronicamente indebitati, e nei livelli sempre maggiori in ineguaglianza nell’accesso sia al cibo che alle risorse produttive”, si legge nel documento.
Per una via d’uscita, agitare il sistema
Nelle sue raccomandazioni per superare la crisi, la pubblicazione evidenzia il bisogno di trasformazioni sistematiche, per una transizione verso modelli di produzione, distribuzione e consumo sostenibili, basati sulla giustizia solidale, sociale, ambientale e di genere, e sulla garanzia del rispetto di tutti i diritti umani. “Per avere ciò che serve a nutrire l’umanità nel futuro, abbiamo urgentemente bisogno di costruire sistemi alimentari resilienti locali e regionali, ed affrontare l’estrema concentrazione di potere nei mercati nazionali e internazionali”, conclude.
Nel commentare la pubblicazione, Soledad García Muñoz, prima Special Rapporteur per i Diritti Economici, Sociali, Culturali ed Ambientali della Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (IACHR), ha affermato: “Per capire la crisi, è necessario fare un’analisi onesta ed introspettiva del sistema alimentare dominante, così come dell’apparato socio-politico che lo sostiene. Per superarla, dobbiamo raggiungere una migliore distribuzione del potere e del benessere, e credere che il cambiamento è possibile. Questo deve avvenire insieme al rafforzamento del diritti umani e di tutti i meccanismi che li promuovono in buona fede. Dopotutto, come sottolinea l’Osservatorio, questi sono i risultati delle nostre lotte per la giustizia sociale e saranno la pietra angolare delle future generazioni”.
Il Right to Food and Nutrition Watch è scaricabile in Inglese, Francese, Spagnolo e Portoghese.
Foto | @Pablo Ernesto Piovano