Un fiume di petrolio sull'Amazzonia Peruviana
24 febbraio 2016 - Una marea nera sta inghiottendo piante e animali nell'Amazzonia peruviana. Una marea nera sta privando le popolazioni locali dell'acqua. Sta accadendo ora, nel bacino del fiume Marañon, uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni. Colpevoli, ancora una volta - dopo quanto recentemente accaduto in Brasile - le attività estrattive compiute in maniera criminale in uno dei posti a più alta biodiversità del Pianeta.
Lo scorso 25 gennaio una frana avrebbe determinato l'apertura di una falla nell'oleodotto della compagnia petrolifera Petroperu. Il 3 febbraio se ne sarebbe aperta un'altra. “Ci sono le condizioni per dichiarare una situazione di emergenza ambientale nel bacino del Maranon confinante con la nostra riserva naturale”, ha dichiarato Alfonso Lopez Tejada, il rappresentante dei popoli indigeni Kukama Kukamiria. Eppure, la compagnia petrolifera Petroperu minimizza, assicurando di star facendo tutto il possibile per arginare i danni e che non si possa parlare, allo stadio attuale, di una vera e propria contaminazione dell'area. Le immagini che stanno facendo il giro del mondo in queste ore, però, mostrano tutt'altra verità che una commissione dell’Agenzia per la valutazione e il controllo ambientale (Oefa) sta cercando di mettere a fuoco. Intanto, le attività poste in essere per arginare l'emergenza sono fiaccate da condizioni climatiche davvero proibitive con violenti piogge, rafforzate da El Niño, che portano via molte delle barriere di contenzione.
Il Ministro dell'Ambiente Manuel Pulgar ha sottolineato che proteggere la foresta amazzonica è fondamentale e ha aggiunto che "l’azienda di Stato dovrà essere punita con l’ammenda più elevata”. Ammenda che dovrebbe aggirarsi intorno ai 17 milioni di dollari. Una multa che non risarcisce affatto i popoli indigeni, nè la fauna e la flora locale. Uno sberleffo di fronte al patrimonio inestimabile che l'Amazzonia rappresenta per tutti noi.
Foto | @El-comercio