Summit di Abidjan: la dichiarazione finale del contro vertice cittadino UE-Africa

Ancora una volta, i grandi vertici si riuniscono per discutere il futuro del mondo senza ascoltarlo. Nel recente vertice di Abidjan, Unione Europea e Unione Africana si sono incontrate per parlare di investimenti e di giovani, senza però tenere conto delle aspirazioni profonde delle popolazioni. Al contempo, sempre ad Abidjan, la società civile africana ed europea si è riunita per un contro vertice, e per proporre modelli di partenariato rispettosi dei valori dei due popoli.

7 dicembre 2017 - A margine del 5° vertice tra l'Unione Europea e l'Unione Africana che è tenuto dal 29 al 30 novembre 2017 ad Abidjan, le organizzazioni della società civile, i movimenti sociali e sindacali di 16 paesi africani e di 7 Paesi europei si sono dati appuntamento sempre nella capitale della Costa d'Avorio dal 26 al 28 novembre 2017 per analizzare lo stato delle relazioni tra gli stati dell'Africa e dell'Europa e proporre un modello di partenariato rispettoso dei valori intrinsechi dei due popoli, che tengano conto delle aspirazioni profonde delle popolazioni. Riportiamo qui di seguito un breve passaggio della Dichiarazione finale della società civile, mentre l'intero documento può essere letto (in francese) qui.


Allo stato attuale, le relazioni tra l'Europa e l'Africa sono "maternalisées" (paternalistiche) e definite unilateralmente dalle politiche europee dominate da un capitalismo esasperato, che si caratterizza per gli interessi geostrategici e la ricerca sfrenata del profitto a scapito delle aspirazioni delle comunità africane alla pace, alla democrazia e allo sviluppo. Esse si traducono in un indebitamento selvaggio aggravato dalla dipendenza monetaria, compromettendo gli investimenti sovrani per il futuro delle generazioni future.
Gli accordi di partenariato economico proposti non faranno evolvere le cose nel senso della presa in considerazione degli interessi dei popoli africani. Il Partenariato pubblico-privato, su cui si basa il piano d'investimento esterno dell'Unione Europea, ha già mostrato i suoi limiti in altri programmi analoghi in corso. Questo partenariato è una fonte di incetta delle risorse naturali, in particolare la terra, l'acqua, le sementi, la pesca... in luogo di una prosperità condivisa, si deve prevedere un indebolimento delle aziende familiari, una precarizzazione delle Comunità locali in generale.

Con il pretesto di una politica di gestione dei flussi migratori e della lotta al terrorismo, i governi europei passano sotto silenzio le repressioni che alcuni regimi africani esercitano sulle loro stesse popolazioni, le quali non vogliono che un'alternativa democratica e maggiore rispetto per i diritti umani. I giovani, a causa dell'inadeguatezza dell'educazione al bisogno di sviluppo delle economie delle società africane e delle politiche esogene imposte agli stati africani, soffrono oggi di disoccupazione endemica e mancanza di riferimenti. Questa situazione li spinge a provare avventure estreme come la migrazione, il terrorismo con le loro disastrose conseguenze.

Di fronte a questa situazione di totale disperazione, stiamo assistendo ovunque a movimenti di giovani, in Africa, per uno sviluppo con un volto umano, più democrazia e una migliore gestione degli affari pubblici. Al posto di risposte adeguate a queste legittime richieste, i governi nella maggior parte dei casi oppongono una repressione. Questo è il caso delle violenze registrate di recente in Togo, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, in Burundi...

Qui ad Abidjan stesso, ai giovani è stato negato il diritto di manifestare per esprimere il loro disagio sul traffico di migranti in Libia.
Durante i tre giorni di lavori, in uno spirito di convivialità e condivisione, gli attori della società civile, il mondo sindacale, i movimenti giovanili, le donne, i contadini, i commercianti, i vettori, ecc., hanno discusso delle prospettive sui diversi temi affrontati attraverso tre assi principali (politici, economici e socio-culturali), comprensivi ciascuno di sotto-temi, quali l'alternativa democratica, la protezione sociale, gli accordi di partenariato economico (APE), la dipendenza monetaria, l'indebitamento, il cambiamento climatico, l'agricoltura, la sovranità alimentare, il governo delle risorse naturali, l'accaparramento di terre e la migrazione...

[continua qui in francese]