Stop TTIP: verso una maggiore trasparenza?
27 giugno 2016 - "Gli Stati non devono garantire profitti agli investitori o alle multinazionali: il loro unico compito è legiferare e regolamentare in nome dell'interesse pubblico, della salute e dell'ambiente, dei diritti del lavoro e della sicurezza alimentare”. E’ quanto ha affermato Alfred de Zayas, esperto di diritti umani delle Nazioni Unite in una dura requisitoria contro TTIP e CETA, i trattati commerciali che la Commissione Europea sta negoziando da mesi a porte praticamente sbarrate rispettivamente con gli Stati Uniti e il Canada.
La "corsa al ribasso sui diritti umani" che l’Unione si prepara a fare con questi accordi, "privi di legittimità democratica" secondo il funzionario ONU, garantirebbe solo la seria compromissione dello spazio di regolamentazione nazionale e sarebbe in totale disaccordo con la carta dell’ONU, specie ove fosse fatta valere la "clausola di salvaguardia per le grandi imprese (ISDS), che consentirebbe a queste ultime di rivalersi sugli Stati nel caso di norme che, a tutelando cittadini e consumatori, comportassero la riduzione dei loro profitti".
Benché autorevole, non è questa l’unica voce dissenziente nei confronti di TTIP e CETA ad essersi sollevata duramente in questi ultimi giorni. Qui in Italia, in particolare, alcune ONG, tra cui Attac, Cospe, Fairwatch, Greenpeace, Movimento Consumatori e Transform, hanno inviato una lettera al Ministero per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, invocando la desecretazione dei mandati negoziali di alcuni trattati commerciali tra cui, oltre a TTip e CETa anche quelli in negoziazione con il Mercosur, con le Filippine e con la Tunisia.
In risposta a questa pressione, il Ministro ha immediatamente scritto alla Presidenza di turno olandese dell’UE e alla Commissaria per il Commercio Cecilia Malmstrom chiedendo una "maggiore trasparenza". Un primo passo che mostra, ancora una volta, che qualcosa sta ribollendo sotto la superficie e che non c’è alcuna intenzione di accettare supinamente accordi che ledono gravamente la nostra democrazia e affossano il nostro futuro.
A partire dal 28 giugno, poi, si solleverà un’altra ondata di protesta per chiedere il ritiro del mandato sul TTIP e la sospensione della ratifica del CETA.