Ricostruire Haiti tra la speranza e il tridente imperiale

8 aprile 2016 - CLACSO, il Consejo Latinoamericano de Ciencias Sociales, mette a disposizione on-line sul suo sito, per il download gratuito, moltissime pubblicazioni e ricerche su diversi temi. Tra questi saggi, un testo appare interessante, sconvolgente, necessario per chi pretende di lavorare nella cooperazione.

Il volume, di più di cinquecento pagine e in spagnolo, si titola “Ricostruire Haiti  tra la speranza e il tridente imperiale”. Dove con l’espressione ‘tridente imperiale’ l’autore intende l’agire di Stati Uniti, Francia e Canada nel chiudere gli spazi di autonomia del Paese.

L’autore è Ricardo Seitenfus,  che è stato rappresentante speciale del Segretariato Generale dell’OEA (l’organizzazione degli stati latinoamericani) ad Haiti. Una persona quindi che ha visto e vissuto da una posizione certo non secondaria, la storia recente di questo paese  caraibico e gli interventi (le ingerenze, dice l’autore) della comunità internazionale.   

“Dal centro stesso della trama”, Seitenfus riesce a svolgere un’autopsia cruda e con un bisturi preciso e tagliente sui fallimenti della ‘stabilizzazione’ attraverso l’occupazione militare, della cooperazione, sull’incapacità di comprendere il Paese che si pretendeva di ricostruire e dirigere. Nessun facile esercizio di moralismo e di semplificazione cercando di evadere le proprie responsabilità, in questo libro. Ma una implacabile analisi storica, fattuale, con molteplici livelli discorsivi, sulle molteplici e successive spoliazioni che la popolazione haitiana a vissuto quando qualcuno ha deciso di ‘aiutarla’. Un libro che è percorso da una grande forza, e da molto amore per questo paese piccolo, orgoglioso, difficile da trovare sulla mappa geografica e forse ancor più da ‘incontrare’ in senso pieno.  Come si legge nelle prime righe del libro: “un paese stravagante, massimalista, irritante, eccezionale,intrigante, coraggioso, emozionante, devastante, fragile, bello, dignitoso, orgoglioso, ingiusto”. Un paese “che deve essere sentito più che pensato”; la cui storia è fatta più che altro da desencuentros, parola spagnola che appunto rimanda agli incontri mancati, agli appuntamenti falliti, a parole fraintese e a distanze ingigantite...

Ma Haiti, prima repubblica  libera dai colonialisti e dalla schiavitù che abolisce nel 1804, grazie ad una ribellione, meritava di meglio. Benché, come ricorda Seitenfus: “Fu la rivoluzione haitiana che obbligò la rivoluzione francese a cercare di realizzare il principio fondante, per il quale tutti gli esseri umani nascono e restano liberi ed uguali nei diritti”, il disinteresse, il disprezzo, l’irrimediabile diversità hanno condannato Haiti. L’haitiano, anche prima del terremoto del 2010, è tra i poveri più costosi per la cooperazione internazionale; un fiume di soldi sono stati stanziati per questa nazione chiamata nel libro ‘cimitero di progetti’ così come da certa stampa nostrana ‘repubblica delle ONG’.

Questo libro ci interroga, interroga anche le ONG e non solo i poteri globali e le Nazioni Unite; interroga anche chi non ha mai realizzato progetti ad Haiti, perché molte delle domande, magari in termini meno drastici, possono riguardare altre aree ed altri popoli. 

Il testo si può scaricare qui. (di Piero Confalonieri)