Promuovendo un sistema di certificazione biologica partecipata: Il progetto spiegato dalla città
"Se si costruisce una mappa dei punti in cui si concentra l’agrobiodiversità a livello mondiale, vi accorgerete che essi coincidono con i luoghi in cui vivono i popoli indigeni (Phrang Roy, coordinatore del Partenariato indigeno per l’agrobiodiversità e la sovranità alimentare)".
14 luglio 2016 - La biodiversità (vegetale) è l’insieme di piante coltivate, distinguibili per i caratteri morfologici e qualitativi, la cui varietà conserva tali caratteristiche distintive nel tempo. Solitamente le specie autoctone sono il risultato della selezione di comunità contadine, adattate alle condizioni ambientali del territorio, e pertanto necessitano di minor input esterni (acqua e fertilizzanti); sono inoltre strettamente legate alla cultura e alla cucina locale. Infatti molte specie a rischio di estinzione si preservano grazie alle comunità indigene. La sopravvivenza di queste è data dalla resilienza della loro struttura interna, unite dall’identità e dal forte legame con il territorio.
La grande distribuzione richiede prodotti in serie, spesso in quantità eccedenti alla domanda e a prezzi concorrenziali: una pretesa che collide con l’essenza della coltivazione organica (biologica), attenta a non stressare il territorio.
Inoltre, le multinazionali detengono oltre il 90% del mercato, principalmente del mais e della soia, commercializzando semi più aggressivi. Per questo i campesinos col tempo hanno iniziato ad acquistare sementi in larga scala, abbandonando i metodi di produzione e conservazione tradizionali a favore di monocolture destinate all’esportazione.
Terra Nuova sta portando avanti un lavoro di mantenimento della biodiversità nel territorio peruviano, riconvertendo i sistemi di produzione all’economia locale e dando ai consumatori la possibilità di riscoprire e riutilizzare prodotti sostenibili.
Progetto a Lima
Dall’agosto 2014, è attivo il progetto di Terra Nuova “Promoviendo un Sistema de Certificación Orgánica Participativa para productos amazónicos en las regiones Loreto y Ucayali" per lo sviluppo produttivo e commerciale delle suddette zone.
Dal 2015, l’associazione sostiene ANPE (Asociación National de Productores Ecologicos) per la creazione di un punto vendita a Lima a sostegno del marchio “Frutos de la Tierra”. Al marchio aderiscono famiglie di produttori organici e naturali con certificazioni che ne garantiscono qualità e sistemi produttivi.
Contemporaneamente, Terra Nuova opera per la diffusione del Sistema di certificazione a Garanzia Partecipativa (SGP), che contribuisce a rafforzare l’organizzazione sociale delle piccole comunità e la loro capacità produttiva, promuovendo la sicurezza alimentare. La SGP prevede l’uso di buone pratiche di coltivazione e la difesa della biodiversità per un cibo e un ambiente più sani. Il sistema richiede la partecipazione degli agricoltori nel controllo della qualità e delle modalità di coltivazione: se tra due fincas adiacenti, infatti, in una non si rispettano i principi del biologico, si vanifica anche il lavoro dell’altra. Sono caratteri distintivi delle fincas “bio”: l’assenza di monocolture, la gestione sostenibile dei rifiuti e i sprechi: nulla si butta, tutto si riusa. Sotto l’insegna della policoltura si valorizza in questo modo il cibo buono e sano, nel rispetto dell’ambiente e dei suoi abitanti.
Difficile è, però, la connessione tra comunità e città, a causa di distanze, infrastrutture insufficienti e alti costi di trasporto. La fortissima centralizzazione dei poteri nella sola capitale, poi, abbandona il resto del paese alla povertà. Le comunità, quindi, scontano talvolta una certa debolezza contrattuale. Frutos de la Tierra, tuttavia, attraverso le carte della certificazione e della sicurezza alimentare, libera gli agricoltori dai pesticidi e dagli antibiotici dando voce alle tradizioni e alla differenziazione del mercato.
L'Ecotienda
Il negozio Frutos de la Tierra a Lima, collocato in una zona nevralgica tra quartieri ricchi e popolari, rappresenta un punto vendita diretto dei piccoli produttori, un ponte tra il mondo rurale e la città. E’ espressione della volontà contadina per lo sviluppo della produzione tradizionale, grazie all’ampliamento del mercato biologico e al raggiungimento dell’auto sostenibilità dei produttori.
La moltitudine di prodotti, freschi e processati, presenti in negozio lasciano al cliente una vasta gamma di scelte. Grazie agli ottantaquattro microclimi che caratterizzano il Perù si hanno prodotti unici ed esclusivi come la cherimoya, la lucuma, la maracuya e il tamarillo, 3000 qualità diverse di patate, 2000 di camote, 35 ecotipi di mais e 650 specie di frutta. Inoltre il Paese è la culla dei super alimenti, dall’altissima concentrazione di valori nutritivi: la quinua, la kiwicha, il tarwi, il camu camu, l’uña de gato e la maca. Tutti venduti con un certificato che ne assicura l’organicità e la qualità nel rispetto del territorio e della biodiversità.
Il nome Frutos de la Tierra è riferito all’omonima marca collettiva, dove sono gli stessi produttori a svolgere la funzione di garante dell’origine, della natura e della qualità dei prodotti. I produttori lavorano in associazioni contadine e i loro prodotti provengono da un’agricoltura ecologica a conduzione familiare, rappresentando la biodiversità del territorio. Non vi è discriminazione rispetto alla tipologia di certificazione usata: vengono inclusi anche coloro che sono soliti a una buona pratica di coltivazione, senza possedere una vera garanzia agro biologica.
Per superare le evidenti difficoltà iniziali, si è deciso di allargare il campo dal punto di vista commerciale smistando le merci verso altri punti vendita attaverso lo stoccaggio al’ingrosso, usando come base i locali in possesso di ANPE.
Con il tempo, l’idea è far diventare il negozio un centro di informazione sulla biodiversità e sull’organicità dei prodotti, con convegni, corsi.. ma anche un luogo di interscambio e confronto. Si sta inoltre interagendo con ristoranti e alberghi per approfondire questi temi e dare importanza alle tradizioni.
Un forte limite riscontrato nel progetto è la perdita di conoscenza da parte della popolazione dei prodotti tradizionali e della cucina locale: è necessario un processo di riacquisizione e preservazione della propria identità alimentare, dando libertà di scelta al consumatore tramite la conoscenza dell’eticità, della lavorazione e dell’origine dei prodotti.
Il progetto riunisce agricoltori tradizionali e consumatori moderni operando affinché l’agricoltura biologica possa far sentire la propria voce a livello internazionale, attraverso il lavoro con le comunità e con le singole nazioni favorendo le politiche che rispettano le regole della sovranità alimentare. (Di Alice Tinozzi)
Foto| @AliceTinozzi