Perù: le elezioni

5 aprile 2016 - Il 10 aprile si svolgeranno le elezioni presidenziali in Perù. Un appuntamento molto importante per questo Paese e per tutta la regione andina. Alcuni gli elementi di novità ed altri di assoluta continuità… A volte in effetti, si ha l’impressione che in Perù le elezioni politiche presidenziali siano la riproposizione di un vecchio film già visto, con i protagonisti che man mano invecchiano come in un ‘sequel’ di bassa qualità, ma con l’aggiunta di qualche nuovo attore che introduce qualche elemento di novità per non dare l’impressione di aver pagato il biglietto d’ingresso inutilmente.

La continuità sta nel fatto che il due volte presidente Alan García (dal 1985 al 1990 e dal 2006 al 2011) e presenza costante di tutte le elezioni, è presente come candidato dell’APRA, l’unico partito peruviano che ha una lunga storia che risale al primo Novecento, in coalizione con il Partido Popular Cristiano. Presente anche, come nelle ultime due campagne elettorali, Keiko Fujimori, figlia dei Alberto Fujimori che fu presidente e ‘uomo forte’ tra il 1990 e il 2000; la sua formazione Fuerza Popular raccoglie più di un terzo dei consensi nelle inchieste di opinione. Sempre nel cast e tra gli ex-presidenti, l’inossidabile Alejandro Toledo (presidente della Repubblica dal 2001-2006) continua a candidarsi con il suo Perú Posible, una formazione centrista. Anche Pedro Pablo Kuczynski, funzionario della Banca Mondiale e ministro delle finanze in vari governi, si candida per la seconda volta alla carica di presidente della repubblica a capo di una coalizione di centro-destra.

Le novità sono per esempio che il partito del presidente uscente, Ollanta Humala, che vinse le elezioni nel 2011 con un grande consenso popolare e grandi speranze, non si presenta nemmeno perché in cinque anni ha visto crollare sotto zero l’indice di gradimento. Il suo Partido Nacionalista Peruano, già costruito intorno alla sua figura, si è sfaldato e scomparirà dunque dalla storia politica del Paese come tante altre formazioni. A sinistra, interessante l’exploit di una candidata donna, Veronica Mendoza di 35 anni che sta riuscendo a mobilitare simpatie ed attivismo in una nazione composita e diffidente agli esperimenti; il suo Frente Amplio por Justicia, Vida y Libertad è una coalizione di forze politiche di sinistra.

Sono complessivamente dieci le formazioni in lizza per l’appuntamento del 10 aprile. La frammentazione del voto è alta e nessun candidato sembra poter portare a casa la vittoria al primo turno, quindi sarà decisivo il secondo turno previsto per il 5 giugno. I vari sondaggi d’intenzione di voto riportano uno stabile consenso di circa il 34 -36% per Keiko Fujimori. Il secondo posto, decisivo per il ballottaggio, sembrerebbe occupato da Kuczynski insidiato però da Veronica Mendoza in tendenziale crescita di consensi. Tutti gli altri candidati appaiono distanziati, anche se va detto che l’area degli indecisi resta in tutte le inchieste d’opinione molto vasta e dalle intenzioni imperscrutabili.

Grande l’attesa, dunque. E’ noto il grande radicamento del fujimorismo in Perù. Questo fenomeno politico si è alimentato di populismo, di autoritarismo e disprezzo per i diritti umani, ma anche di una grande capacità di presenza in tutti gli angoli di un enorme paese come il Perù e di cavalcare le necessità della popolazione traghettandole verso una visione ‘modernizzatrice’ e impresariale dello Stato. Ma Fujimori è anche il presidente che sciolse il Parlamento realizzando un golpe bianco, che diede all’esercito l’ordine di fare terra bruciata e colpire la popolazione civile durante gli anni della guerra interna contro i gruppi armati e che accumulò enormi ricchezze pubbliche sui suoi conti bancari all’estero. La preoccupazione di settori rilevanti della società peruviana circa una elezione della figlia Keiko –attorniata da personaggi poco trasparenti- è alta. Sarà determinante quest’ultima settimana per l’orientamento del bacino di incerti o astensionisti. (Di Piero Confalonieri)

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