“Minga por la vida, territorio, democracia, justicia y paz”

Da più di un mese, settori della popolazione contadina ed indigena delle regioni del sud-ovest della Colombia (in particolare il Cauca e Huila) sono in mobilitazione ed hanno occupato la principale via di comunicazione del Paese.  La protesta viene dalla grave situazione della violazione dei diritti umani (con il dipartimento del Cauca, al primo posto per il numero di leader sociali uccisi), la lunga lista di accordi firmati con il governo che non sono stati rispettati, la prosecuzione di attività minerarie o comunque estrattive che danneggiano il tessuto sociale ed ambientale senza nulla dare alle comunità locali minacciando direttamente, dice il comunicato delle organizzazioni indigene promotrici, i territori e la stessa sopravvivenza delle comunità.

E’ chiaro che dalla firma dell’Accordo di pace tra il governo e la principale formazione guerrigliera, le FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo, che da decenni controllava interi territori realizzando azioni militari, ma anche sequestri e operazioni di controllo di una parte del narcotraffico), ci si trova oggi in una fase delicata che rischia di vanificare tutto lo sforzo fatto: le aspettative aperte dalla smobilitazione dei più di 12mila combattenti delle FARC erano altissime, l’accordo prevedeva in qualche modo di affronatre le cause strutturali della violenza politica, introducendo elementi di riforma agraria per esempio. Ma la situazione è molto complessa: il nuovo governo sta rispondendo solo parzialmente e molto lentamente agli impegni presi; nuove formazioni paramilitari, legate ai cartelli del narcotraffico, entrano nelle zone prima controllate dalla guerriglia; sono allarmanti gli omicidi selettivi di leaders delle organizzazioni sociali, conteggiati in per lo meno 482 dal Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz colombiano. Il rischio che la repressione della protesta nel Cauca rappresenti un ulteriore arretramento e rallentamento dell’applicazione degli Accordi, e generi frustrazione euna escalation di violenza, non si può escludere.

Per un approfondimento, si segnalano degli articoli presenti sul sito dell’Associazione Yaku

Colombia, il grande inganno contro i contadini
http://www.yaku.eu/…/colombia-il-grande-inganno-contro-i-c…/

Puente Nayero: dalle armi alla musica
http://www.yaku.eu/…/…/puente-nayero-dalle-armi-alla-musica/

Le donne vittime del conflitto colombiano chiedono la pace
http://www.yaku.eu/…/le-donne-vittime-del-conflitto-colomb…/

Alcuni prestigiosi centri di ricerca e di università latinoamericane, hanno firmato e diffuso un comunicato di appoggio alla mobilitazione, e di condanna della repressione.

“Dalla firma degli Accordi di pace tra il governo e le FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo), si sono registrati almeno 482 omicidi di leaders dei movimenti sociali: contadini, promotori ambientalisti e comunali, seguiti da leaders indigeni”, si legge nel comunicato.

“La mobilitazione ‘in difesa della vita, del territorio, della democrazia, della giustizia e della pace’, iniziata il 12 marzo di quest’anno, ha già lasciato un saldo di 9 indigeni e un poliziotto uccisi e 88 manifestanti feriti. A questo si aggiunge l’attacco alla sede del CRIC (Consejo Regional Indígena del Cauca) nella città di Popayán e le minacce di morte ai dirigenti della manifestazione, da parte di organizzazioni paralegali (paramilitari), come le Águilas Negras”.

All’appello lanciato dal Instituto de Estudios de América Latina y el Caribe (IEALC, Facultad de Ciencias Sociales, Universidad de Buenos Aires, Argentina), hanno aderito varie università colombiane e latinoamericane.

Il testo completo dell’appello (in spagnolo) su questo sito:

https://www.clacso.org/declaracion-de-apoyo-a-la-minga-por-la-defensa-de-la-vida-el-territorio-la-democracia-la-justicia-y-la-paz-del-suroccidente-colombiano/