Migrazioni: è il momento di superare la visione eurocentrica

15 marzo 2017 - L'Autorità Intergovernamentale per lo Sviluppo (IGAD) in Africa Orientale opera in una regione piuttosto complessa, che copre un'area di circa 5,2 milioni di chilometri quadrati, e comprende Djibouti, Eritrea, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Uganda. Da qui, partono migliaia, milioni di migranti. Ma qui, ci arrivano anche.

Il 10 marzo, ad Addis Ababa, l'HESPI (Horn Economic and Social Policy Institute) ha organizzato un importante Forum su "La migrazione illegale dalla regione di IGAD e le sue implicazioni", in cui sono state analizzate le cause delle migrazioni sia nei paesi di partenza che in quelli di arrivo, le conseguenze e le sfide che i migrani devono affrontare, sia nel viaggio che una volta arrivati a destinazione.

Yemane Nagish, su The Reporter, scrive che il forum ha "sfidato una stabile narrativa sviluppata dagli Europei", sul tema delle cause delle migrazioni e sul numero di persone che emigrano verso l'Europa.
Gli interventi da parte di Aron Teklezgi dell'International Organization for Migration (IOM) e di Demissie Fantaye del Life and Peace Institute, hanno confermato che, effettivamente, lungo i confini europei ci sono arrivi di migranti che scappano da guerre e povertà; tuttavia, al contrario di quanto normalmente "si sente dall'Occidente", la migrazione dalla regione dell'IGAD avviene soprattutto tra gli stessi Stati membri: questi Paesi sono sia di origine che di arrivo, e i fattori che spingono agli spostamenti non sono principalmente legati a guerre e povertà. Teklezgi afferma infatti che "la ricerca di opportunità migliori spinge le persone a migrare internamento e lungo i confini". Secondo lui, esistono evidenze empiriche che dimostrano che il tasso di migrazioni aumenta con l'aumento della crescita economica.

Dal canto suo, Fantaye ha chiarito che "il modo in cui definiamo il problema è fondamentale. Ci è stato detto che le migrazioni riguardano solo l'attraversamento dei confini europei, ma non è esattamente così. Infatti, il 75% della mobilità è confinato all'interno della regione, che produce 3,5 milioni di rifugiati ed ospita ben 2,46 milioni di migranti interni".

Ali-Issa Abdi, direttore dell'HESPI, ha concluso affermando che la regione di IGAD è considerata la fonte primaria di migrazioni, e ciò che è realmente urgente fare, è sollecitare i paesi membri a cambiare prospettiva sulle migrazioni e prestare più attenzione a soluzioni interne.

Questa prospettiva, sottolineiamo noi, è quella che porta avanti Terra Nuova nel suo lavoro in Kenya e Somalia, ed in particolar modo è stata la spinta propositiva per l'ideazione di ISTVS, il centro di formazione universitario di Sheikh, in Somaliland. Non a caso, ISTVS è diventato una vera e propria istituzione di IGAD, e questo suo ruolo così importante per la regione rispecchia proprio la volontà di formare professionisti locali per poter lavorare al benessere dell'ecosistema dell'Africa Orientale, dando quindi maggiori opportunità di un futuro dignitoso sia alle popolazioni locali, sia agli stessi studenti che si laureano presso il centro.

Puoi sostenere ISTVS cliccando qui!

 

(Nella foto, il campo profughi più grande del mondo, Dadaab, in Kenya, che ospita per la maggior parte migranti somali)