Migrazioni? Business as usual, per Concord Italia

23 dicembre 2016 - Il nuovo presidente del consiglio italiano si è messo subito all'opera, anche se il risultato è stato un buco nell'acqua. Il 15 dicembre scorso, si è riunito il Consiglio Europeo (al quale ha partecipato anche Paolo Gentiloni) per discutere e cercare un accordo intra-europeo sull'accoglienza dei rifugiati. Scrive Andrea Stocchiero, responsabile policy di Focsiv, sul sito di Concord Italia: "Nonostante gli appelli a una maggiore solidarietà e la pressione del governo italiano per suddividere il peso dell’accoglienza, i paesi dell’Europa orientale, in particolare l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Polonia, resistono sulle loro posizioni di blocco dei ricollocamenti, mentre gli altri paesi certo non eccellono nel far crescere il numero dei rifugiati che dalla Grecia e dall’Italia dovrebbero entrare nei loro sistemi di accoglienza: poche migliaia rispetto ai 160 mila previsti. Anzi, si apprestano da marzo del 2017 a far tornare in Grecia migliaia di persone a cui è stato negato il rifugio, come annunciato dalla Commissione europea". In altre parole, significa che non ci saranno grosse novità rispetto all'accoglienza attualmente presente in Grecia come in Italia: campi sovraffollati, persone tenute ferme e intrappolate per mesi senza poter uscire nè fare altro, in attesa di una risposta che tarda sempre troppo ad arrivare, altre lasciate a sè stesse senza il minimo supporto o senza alcun appoggio istituzionale. Con conseguenze devastanti dal punto di vista sociale, tensioni, episodi di violenza e di razzismo in aumento, sentimenti di odio e frustrazione sempre crescenti.

Nonostante questo, scrive sempre Stocchiero, "la dimensione esterna di controllo e freno dei flussi continua e accelera. Le numerose visite di rappresentanti politici e ministeriali premono sui governi di Niger, Mali, Senegal, Nigeria ed Etiopia affinché acconsentano a introdurre misure per fermare le migrazioni sui loro territori, con maggiori controlli alle frontiere, e a far tornare indietro i migranti". La Commissione punta tutto sul timore del rimpatrio, e il messaggio è chiaro: qui non c'è più posto, meglio non partire affatto. E se da un lato questa politica sembra quasi funzionare, dall'altro non tiene conto di nuove rotte che si aprono per evitare quelle controllate, rendendo sempre più difficile parlare di numeri certi.

"E quindi occorre aiutarli in casa loro affinché non vengano da noi", conclude Stocchiero. "La Commissione aumenta le risorse del Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa di altri 500 milioni di euro. In un anno ha finanziato 64 programmi per la creazione di occupazione (e il controllo delle frontiere) per un miliardo di euro. Nel 2017 sono previsti altri 726 milioni di euro per nuovi progetti sulle migrazioni. Il piano di investimenti esterni dovrebbe mobilitare altri miliardi di euro. Ma queste sono misure che avranno impatto (se tutte le condizioni saranno positive, in paesi ad alto rischio di conflitti, tensioni, disastri ambientali) nel medio-lungo termine. Dopo che le politiche locali e internazionali hanno fondato lo sviluppo africano sull’estrazione delle risorse naturali, sulle monoculture, sull’accaparramento delle terre, espellendo contadini. I migranti continueranno ad essere oggetto degli affari dei trafficanti, ad essere sospesi nel limbo e confinati in campi profughi, centri di transito e centri di detenzione Ai margini, esclusi, espulsi. Oppure possono tonare nei loro paesi, nella loro condizione di sopravvivenza, senza alternative".