La visita dei produttori peruviani in Italia: "fare comunità" per raggiungere gli obiettivi
Le giornate italiane dei Esaù e Virgilio, due produttori agroecologici dell'Amazzonia peruviana con cui Terra Nuova lavora da diversi anni, sono state davvero intense, all'insegna dello scambio reciproco di esperienze e metodologie di lavoro, di conoscenze e idee. Dal Salone del Gusto alla Lavazza, dagli orti urbani ai mercati di Campi Aperti, dagli studenti ai contadini: un panorama di voci e volti che ha arricchito tutti, e che ci ha dimostrato sempre più che gli obiettivi si possono raggiungere solo facendo "comunità".
10 ottobre 2018 - Nonostante le molte ore di volo che separano l’America Latina dall’Europa, nei giorni scorsi abbiamo avuto conferma che, invece, l’Italia ed il Perù sono più vicini che mai, soprattutto quando si parla di cibo.
Esaù Hidalgo e Virgilio Garcia sono due produttori che coltivano la loro terra nell’Amazzonia peruviana, ma non solo: Esaù è presidente di APE Pimental, un’associazione che proprio ieri ha compiuto 18 anni e che riunisce oltre 30 produttori agroecologici di peperoncini amazzonici e frutti esotici; Virgilio lavora per la cooperativa Pangoa come responsabile delle fasi di trasformazione del cacao ed è lui stesso agricoltore, come altri 700 soci che coltivano cacao e caffè (principalmente) e che esiste da ben 41 anni.
Abbiamo avuto l’onore di ospitare in Italia Esaù e Virgilio a fine settembre, e di costruire con loro un percorso di conoscenza e scambio reciproci proprio attorno al tema del cibo, e soprattutto di come viene prodotto.
I primi giorni in Italia, i due produttori sono stati ospiti del Salone del Gusto di Terra Madre, la grande manifestazione organizzata da Slow Food a Torino. In un turbinio di sapori, profumi e volti da tutto il mondo, le salse al peperoncino di APE Pimentale e il caffè e il cioccolato di Pangoa hanno tenuto alta la bandiera dei buoni prodotti amazzonici coltivati in maniera naturale, biologica, nel rispetto totale dell’ambiente e delle persone.
Il confronto è proseguito nei giorni seguenti con alcune visite ed incontri a Torino insieme agli amici di Re.Te., ong partner del progetto in Perù: da una visita alla Lavazza (per conoscere come funziona l’organizzazione di una grande impresa, l’impianto, la ricerca e sviluppo, la vendita...), ad una dimensione decisamente più ridotta (ma non meno significativa) come quella degli orti urbani gestiti da Re.Te. nel quartiere Barriera Milano, dove si pratica sviluppo comunitario, agricoltura biologica, agricoltura sociale con le scuole e le persone in condizioni di fragilità. Realtà in parte non nuove per i due peruviani, che vivono quotidianamente l’agricoltura di comunità e biologica, ma in parte innovative, come nel caso della collaborazione con le scuole e le cooperative sociali.
Dopo un’interessante visita alla cioccolateria Gobino (la più rinomata a Torino, che però resta una cioccolateria artigianale), le esperienze di Esaù e Virgilio si sono confrontate con giovani e adulti in due momenti pubblici: uno al Campus Einaudi, dove si è parlato soprattutto di agroecologia e cooperazione, ed uno presso la facoltà di Agraria, con anche la delegazione cubana presente a Terra Madre e gli studenti. A Torino, infine, c’è stato anche un incontro con Coldiretti, per dialogare sul sistema dell’advocacy, ma anche di vendita diretta tramite i mercati contadini di Campagna Amica.
Le sfide dei piccoli produttori sono state sicuramente il focus più importante degli incontri avvenuti in Emilia: partendo dal mercato di Campi Aperti a Bologna, passando per l’esperienza di una piccola azienda (Fattoria Giardino, membro di Campi Aperti) in zona collinare che produce pane e derivati a partire dalla coltivazione stessa del grano, siamo arrivati fino all’esperienza di Arvaia, prima CSA (Agricoltura Supportata dalla Comunità) in Italia. Focus di questi incontri sono stati senza dubbio i Sistemi di Garanzia Partecipata: mentre in Perù, grazie alle lunghe battaglie di ANPE (Associazione Produttori Ecologici Peruviani) e Terra Nuova, gli SGP sono riconosciuti a livello nazionale e permettono ai piccoli contadini di poter vendere i loro prodotti biologici su scala nazionale e senza dover pagare cifre esorbitanti per il “bollino BIO”, grazie ad un sistema di certificazione partecipata e paritaria (Esaù stesso è un certificatore SGP), in Italia siamo ancora lontani da questo obiettivo, i piccoli contadini (in molti casi) non hanno fondi sufficienti per permettersi la certificazione biologica, che comunque avviene da parte di terzi e non tra pari (come nel caso SGP).
Rispetto a questo, la parola d’ordine portata avanti da Esaù e Virgilio è stata “fare comunità”: non è possibile ottenere risultati come gli SGP in Perù se ognuno va per la sua strada da solo, ma è necessario mettersi insieme e condividere la battaglia, per fare “massa critica” ed agire in maniera compatta. Campi Aperti da anni cerca di portare avanti la lotta per i Sistemi di Garanzia Partecipata, e l’incontro con i nostri delegati peruviani è stato sicuramente di forte ispirazione.
Ma in quel di Bologna non si è parlato solo di certificazioni partecipate: il 30 settembre si è svolto un interessante incontro in una bottega del commercio equo della coop. Oltremare, dove in particolare Virgilio ha raccontato ad un pubblico attento e molto interessato, cosa vuol dire avere anche la certificazione Fair Trade sui prodotti per l’esportazione. Grazie a questa, non solo i prodotti come cacao e caffè acquistano maggiore valore sul mercato, e chi li produce deve attenersi ad una serie di specifiche norme del commercio equo (rispetto del lavoro, paghe, contributi, formazione, ecc.), ma la coop. Pangoa riesce a dare un sostegno “extra” ai propri soci: sono stati costruiti centri medici, pagate borse di studio per i figli dei produttori più indigenti, e regalate decine di piante di quercia ai produttori più anziani, come “bonus pensione” (quando non lavoreranno più, gli alberi saranno grandi e potranno vendere il legname).
L’ultima tappa del tour italiano di Esaù Hidalgo e Virgilio Garcia è stata in provincia di Modena, presso una piccola azienda agricola (la Sant’Antonio Abate, a Soliera). Lì, oltre a condividere con Davide, il proprietario, l’amore per la conservazione della biodiversità e l’agricoltura biologica, abbiamo approfondito il discorso sull’agricoltura sociale (l’azienda ospita alcuni pazienti dell’ospedale psichiatrico di Modena) e il progetto “Natale per l’Emilia”, che grazie alla coop. Eortè e alla collaborazione di molte piccole realtà come l’azienda di Davide o la coop. Oltremare, propone ceste natalizie alle aziende e donerà, quest’anno, parte dei proventi a supporto dei progetti in Perù di Terra Nuova.
I dieci giorni insieme a Esaù e Virgilio hanno sicuramente arricchito sia loro stessi, che chi li ha conosciuti, e seminato nuove idee e proposte da sviluppare per garantire a sempre più persone il diritto ad un cibo sano e giusto, e supportare i contadini nelle loro lotte per un lavoro ed una vita dignitosi.