La sfida delle donne indigene amazzoniche: la storia di Rosalia, leader awajun

In Perù le donne indigene vivono in condizioni allarmanti. Lo scarso accesso all’istruzione, lavori precari, stipendi più bassi rispetto alla media e l’avversione di una cultura che ne ostacola l'emancipazione, le allontana da una vita sociale attiva. C’è però una donna, Rosalia Yampis Agkuash, che è riuscita con forza e determinazione ad intraprendere un percorso verso l’uguaglianza di genere. In questa intervista ci racconta come la valorizzazione delle competenze e la cooperazione allo sviluppo supportino questa grande sfida sociale in Amazzonia.

26 giugno 2017 - In un'intervista di Maria Poggi, cooperante di Terra Nuova in Perù ed esperta in questioni di genere, Rosalia Yampis Agkuash racconta come la valorizzazione delle competenze e l'impegno nella cooperazione allo sviluppo abbiano supportato il suo percorso di donna indigena verso posizioni di leadership all'interno dell'AIDESEP - Asociacion Interetnica de Desarrollo de la Selva Peruana (Associazione Interetnica di Sviluppo della Selva Peruviana).

Ciao Rosalia, grazie per questa intervista, ci parli un po’ di te?

Mi chiamo Rosalia Yampis Agkuash, ho 40 anni e sono originaria della comunità natia di Nazareth, nella provincia di Bagua, Regione Amazzonica del Perù e appartengo con grande orgoglio al popolo indigeno dell’etnia Awajun. La mia infanzia non è stata per niente facile, la mia famiglia natia è numerosa e l’unica nostra fonte di sostentamento proveniva dai raccolti dell’orto e dalla “chacra”. Nonostante le difficoltà e l’impossibilità dei miei genitori a finanziare i miei studi, nonostante la contrarietà di mio padre all’istruzione delle figlie femmine, con caparbietà, determinazione e il supporto di mia madre, sono riuscita a diventare un’insegnante di educazione interculturale bilingue. L’idea di poter condividere i saperi e trasmettere conoscenza agli altri mi entusiasma particolarmente e aver raggiunto i miei obiettivi professionali e personali nonostante l’avversione di una cultura che non considera fondamentale l’istruzione per le donne, è per me motivo di grande orgoglio. Oggi ho quattro figlie e faccio i salti mortali per farle studiare, vivono in città, dove possono imparare bene la seconda lingua (spagnolo) e dove il livello della scuola è migliore rispetto a quello che esiste nelle comunità indigene.

Come hai conosciuto il mondo della cooperazione allo sviluppo?

Nel 2006 ho svolto il ruolo di segretaria regionale dell’organizzazione AIDESEP (Associazione Interetnica di Sviluppo della Selva Peruviana) per il progetto di elaborazione e attuazione di “Piani di Vita” promosso da Terra Nuova nella comunità indigene awajun e nelle province di Bagua e Condoranqui.  Così ho iniziato a conoscere la cooperazione allo sviluppo e tutto il lavoro che le Ong svolgono nel nostro Paese. Nel 2009 entrai come promotrice locale in un progetto  sull’empowerment delle donne indigene di etnia awajun e wampis. E’ stata un’esperienza molto interessante attraverso la quale mi sono formata e sono cresciuta come donna e come leader.

Ci racconti del tuo lavoro e come sei arrivata a coprire il ruolo di Direttrice del Programma Nazionale Donne, infanzia, adolescenza e anziani di AIDESEP?

Ho continuato a lavorare come insegnante e contemporaneamente supportavo l’Associazione di donne nata con il Progetto. Tra alti e bassi ho continuato a garantire il mio appoggio affrontando mille ostacoli legati alle difficili condizioni di vita, alle enormi distanze geografiche, alle difficoltà di comunicazione. L’accesso a internet è infatti molto limitato in Amazzonia e spesso i telefoni non funzionano. A tutto ciò si aggiungono la difficoltà economica delle donne e l’ostilità delle famiglie nel permettere loro di partecipare alla vita pubblica. 

Sei orgogliosa di avere questa responsabilità? Perché hai deciso di candidarti a questa posizione lavorativa?

Oggi, come Direttrice del Programma Nazionale Donne, infanzia, adolescenza e anziani dell’Associazione Interetnica di Sviluppo della Selva Peruviana, che è la prima, oltre che la più grande, organizzazione nazionale a rappresentare le differenti popolazioni indigene presenti in questo Paese, sento di avere molte responsabilità, impegni, preoccupazioni, aspettative. Il lavoro che svolgo è abbastanza complesso e si focalizza sull’uguaglianza di genere, un tema trasversale a tutte le linee politiche e tematiche che AIDESEP porta avanti nel Paese, tra cui il cambiamento climatico, i diritti umani, l’educazione e la salute interculturale fino all’empowerment delle donne e dei giovani. Ho scelto di partecipare alla selezione per questo incarico perché mi appassiona molto il tema dei diritti delle donne, e perché sono fermamente convita che le sfide vadano affrontate e le opportunità colte. Sentivo che dopo aver frequentato da “alunna” la formazione sulla leadership promossa da Terra Nuova, e aver lavorato per i diritti delle donne indigene, la scelta di assumere il ruolo di Direttrice era la mia grande occasione per continuare a crescere professionalmente e personalmente. Ho dovuto lasciare la mia famiglia in provincia e trasferirmi qui nella capitale ma sentivo che dovevo e volevo farlo.

Quali sono le condizioni delle donne indigene in Perù? Ti riconosci in queste condizioni, le hai vissute?

Le condizioni delle donne indigene in Perù sono molto allarmanti e i dati statistici lo evidenziano, per esempio nell’ambito dell’istruzione dove ancora troppe donne non hanno accesso all’educazione scolastica e sono perciò analfabete, svolgono lavori precari e percepiscono stipendi più bassi della media. L’indice di mortalità pre e neonatale è molto alto, molto di più rispetto ad altri gruppi etnici del Paese. Su tutti questi temi le donne indigene dell’Amazzonia vogliono far sentire la loro voce e io sono qui  per rappresentare le loro richieste e appoggiarle.

Che cambiamenti sono necessari affinché le donne possano accedere in maniera paritaria ai diritti sanciti sulla carta?

Sicuramente è necessario che le donne indigene siano presenti per avere visibilità, questo è un punto fondamentale. Se non ci danno la possibilità di essere presenti non possiamo e non potremo essere le fautrici del cambiamento delle nostre condizioni e di quelle delle generazioni future. Le nostre proposte di politica pubblica vanno in questa direzione: la rappresentanza e la partecipazione delle donne indigene a livello nazionale, nei luoghi di decisione, nei luoghi della politica, nei ministeri pubblici e nei governi locali. Inoltre nell’abito delle organizzazioni, che rappresentano la base di AIDESEP, noi donne dobbiamo esigere che all’interno delle stesse si approvino e funzionino statuti che garantiscano quote di parità di genere. Il processo di empowerment, di formazione, di conoscenza dei propri diritti fondamentali rappresentano importanti passi verso una presenza cosciente e preparata delle donne indigene nella vita sociale dell’Amazzonia. 

Qual è il ruolo delle donne indigene nella difesa dell’ambiente, nella conservazione e protezione dell’Amazzonia in tempi come questi?

Le donne indigene possono fare molto, siamo noi che ci occupiamo dell’educazione e della crescita dei figli proprio in questo territorio, siamo fonti di saperi sulla biodiversità locale. Non possiamo permetterci di perdere queste conoscenze che al contrario è necessario valorizzare, conservare, trasmettere alle generazioni future ma soprattutto utilizzare nell’ambito delle nuove professioni che i giovani e le giovani svolgono. Bisogna quindi sensibilizzare le autorità locali affinché trovino il modo per supportare questi giovani professionisti che con la loro competenza possono promuovere lo sviluppo del territorio locale. Questa è la più grande sfida che abbiamo come AIDESEP e come rappresentanti e difensori dei diritti dei popoli indigeni di questo paese.

(intervista di Maria Poggi)

Foto | Maria Poggi e Terra Nuova Perù