La Romania non deve perdere i suoi contadini a favore dei giganti dell'agrobusiness

11 luglio 2013- In Romania, in certi luoghi il tempo pare essersi fermato. I contadini coltivano i loro piccoli appezzamenti di terra mentre polli, maiali, asini e le urla di qualche bambino spensierato riempiono le strade.

Eppure, le riforme dei passati 75 anni e gli sviluppi attuali "tramano" perché tutto questo abbia una fine mentre il loro peso sull'ambiente e sulla società rimane, purtroppo, devastante ed evidente. La terra, memore delle riforme fatte ai tempi di Ceaucescu, si estende in enormi campi di moncoluture. Le grosse aziende, e la concentrazione dei fondi rurali, crescono in modo esponenziale e inghiottono ogni cosa. Il futuro dell'agricoltura romena potrebbe essere già segnato. Ma il condizionale - per fortuna - è d'obbligo, se è vero che, qui, 19 milioni di abitanti (il 30% della popolazione)  continuano a portare avanti un modello di produzione agricola familiare, di piccola scala o di semi-sussistenza. Tuttavia, sia il governo rumeno che Bruxelles rifiutano di riconoscere il ruolo trainante di queste persone sull'economia rumena, che mantengono vive  colture tradizionali e la biodiversità.

I funzionari, però, stanno minanado le infrastrutture su cui si basa il Paese. Con il “one size foits all” centrale nella PAC, la maggioranza degli agricoltori in Romania è rimasta ai margini. Attualmente, le sovvenzioni che ogni anno interessano il Paese vannoa  beneficiare solo lo 0.9% delle aziende, mentre il 70% delle stesse ne è totalmente escluso.

Le reti del commercio che i contadini hanno sempre usato, stanno venenedo rapidamente erose . Ad esempio, con il mercato delle sementi in mano alle multinazionali è facile che i prezzi salgono, specie per quelle varietà di piante  che non si riproducono e i cui semi devono essere acquistati ogni anno. Dall’altra parte, invece, i mercati locali e di prossimità stanno morendo sotto la pressione delle catene dei supermercati stranieri che propongono prodotti a prezzi inferiori grazie ai sussidi e alle tecnologie che i piccoli produttori non possono permettersi. E questo, spesso, anche a scapito della salute dei consumatori finali 

In questi giorni, si tiene a Bucarest una conferenza sull'agrobusiness. A presidierla ci sarà il nuovo ministro dell'agricoltura, Daniel Constantin, su cui i piccoli agricoltori hanno riposto tutta la loro fiducia. I due ministri precedenti - Valeriu Tabără e Stelian Fuia - infatti avevano lavorato per la Monsanto ed erano entrambi in favore degli OGM e di un modello di produzione agricola decisamente estensivo ed industriale.

Tuttavia, nonostante questo cambio al vertice, la situazione attuale non pare affatto mutata rispetto al passato anche perché la stessa conferenza si basa sulle richhe sponsorizzazioni di multinazionali come la Monsanto, la Pioneer e la DuPont. I piccoli agricoltori, tuttavia, sono decisi a far sentire la propria voce e intendono dare battaglia. Il futuro del Paese è nelle loro mani. I contadini di  possono produrre più cibo dei loro competitori su larga scala e portare beneficio all'intero apparato economico nazionale. Se la Romania non farà in modo di "dirottare! i propri investimenti verso lo sviluppo rurale e un modello di agricoltura sostenibile, metterà a rischio il proprio ambiente, la propria cultura e la stessa popolazione.