L’Africa deve investire sulla propria agricoltura – Il dialogo tra i governi e le organizzazioni contadine africane al CFS
16 ottobre 2014 - Investire su donne e giovani, anche attraverso un’adeguata formazione. Rendere l’agricoltura, soprattutto quella di piccola scala, un settore quanto mai attraente grazie ad investimenti mirati e adeguati, calati sulle specificità del territorio. Sono questi alcuni dei punti fondamentali emersi nell’ambito del dibattito: “Trasformare l’agricoltura africana: chi e come?”, uno degli eventi collaterali alla 41esima sessione del Comitato Mondiale per la sicurezza alimentare (CFS) che si sta svolgendo in queste ore a Roma. L’incontro, che convoglia da sempre molto interesse, è il terzo di una serie ormai collaudata nell’ambito delle sessioni del CFS e costituisce un importante momento di dialogo e concertazione tra i governi e le organizzazioni dei piccoli produttori africani sui temi legati allo sviluppo agricolo nel Continente.
Il dibattito, in particolare, è stato organizzato dal Gruppo africano dei rappresentanti dei governi membri del CFS, dalla PAFO (Pan African Farmers Organisation) e dall'Unione Africana/NEPAD.
All’’incontro, tra gli altri, hanno partecipato: H.E. Mohammed Sheriff, rappresentante permanente della Liberia e presidente del gruppo regionale africano presso la FAO, Haladou Salah, consigliere tecnico per l’Unione Africana-Nepad presso gli ambasciatori africani a Roma e Lapodini Marc Atouga, commissario per l’agricoltura, l’ambiente e le risorse idriche presso la CEDEAO, in qualità di rappresentanti delle istituzioni. Tra i delegati delle organizzazioni contadine africane, invece: Elisabeth Atangana, presidente dalla PROPAC (piattaforma delle organizzazioni contadine dell’Africa Centrale) e punto focale per le donne nell’ambito della PAFO, e Djibo Bagna, presidente del ROPPA (Rete delle Organizzazioni Contadine e dei Produttori Agricoli dell’Africa Occidentale) e della PAFO.
“L’Africa sta compiendo sforzi formidabili per nutrire i propri cittadini e per sviluppare l’agricoltura in modo sostenibile. Per questo è quanto mai necessario che il sistema agricolo dedichi sufficiente spazio alla formazione dei giovani agricoltori e delle donne. Inoltre, bisogna garantire la loro partecipazione attiva nei processi decisionali, creando piattaforme di dialogo multi-attoriali”, ha sostenuto Elisabeth Atangana.
“Il tema degli investimenti è un tema assolutamente centrale per lo sviluppo dell’agricoltura africana, ma è quanto mai opportuno che essi siano estremamente concreti e calati sulle specificità del territorio” ha ribadito Lapodini Marc Atouga. “Occorre, poi – ha aggiunto - che si creino le condizioni ottimali per lo sviluppo agricolo accogliendo le istanze dei piccoli produttori da cui dipende la maggior parte della nostra alimentazione”.
Proprio sull’importanza degli investimenti a vantaggio dei piccoli produttori si è incentrato il concitato intervanto di Djibo Bagna che ha ribadito una volta in più “che le risorse di cui abbiamo bisogno per far decollare la nostra agricoltura non possono provenire dall’estero. Bisogna dare vita a programmi regionali e locali estremamente concreti per sviluppare il nostro territorio e le nostre produzioni”.
La discussione ha, quindi, posto l’accento sulla necessità di rompere con una certa abitudine a rincorrere fondi e investitori stranieri. “Ciò che urge, ora, è proporre una mobilizzazione di idee e fondi genuinamente africani ai fini della promozione dello sviluppo agricolo del continente grazie a programmi coerenti e aperti all’ascolto delle parti interessate”. Infine, si è più volte chiesto e sottolineato che qualunque concertazione o partenariato pubblico-privato metta al centro i piccoli produttori perché proprio questi ultimi sono gli investitori più importati e i primi produttori di cibo.
Al termine del dibattimento, la sensazione che permane è che sia proprio questo, nonostante tutte le crisi che l’avvampano, il momento per scommettere sull’Africa. Un’Africa che, ne siamo certi, oggi più che mai può ed è davvero decisa a nutrire se stessa.
Foto | ©FAO/Giorgio Cosulich.