Il Senegal al voto per eleggere il Presidente della Repubblica

25 febbraio 2019 - Se l’Italia, e soprattutto il ceto politico, guarda alle elezioni regionali della Sardegna per interpretare l’orientamento dell’elettorato e gli spostamenti di qualche migliaia di voti da una lista all’altra, nella stessa giornata di ieri, domenica 24 febbraio, delle importanti elezioni presidenziali si sono svolte in Senegal, un Paese dell’Africa occidentale che riveste un ruolo niente affatto marginale negli assetti della regione. Una regione che dovrebbe attirare  una maggiore attenzione dell’opinione pubblica e della politica italiana, per gli scambi commerciali in essere, perché area di provenienza o passaggio di rilevanti flussi di migrazione,  per la crescente instabilità e il ‘rischio contagio’ jihadista che dal Mali ha già colpito il Niger e il Burkina Faso. Il Senegal è un tassello-chiave della stabilità della fascia saheliana, e al momento rappresenta ancora una ‘democrazia imperfetta’ … e chiunque può sottolineare uno dei due termini a seconda si voglia enfatizzare la presenza di mille contraddizioni, o il fatto che comunque vi è un parlamento eletto e un’alternanza politica, in una regione che non può vantare molti altri casi analoghi. 

Alle elezioni, più di 6 milioni di aventi diritto al voto hanno  distribuito ieri (domanica 24) il loro consenso tra cinque candidati presidenziali:  il presidente uscente Macky Sall, che punta al secondo mandato, e altri quattro candidati d’opposizione: Ousmane Sonko, Idrissa Seck, Issa Sall e Madické Niang che invece puntano a un ballottaggio, qualora nessuna lista ottenga la maggioranza dei voti, che aprirebbe spazi per nuovi scenari di coalizioni. Sullo sfondo, richiesta di sicurezza e timori di infiltrazioni jihadiste, aneliti di una maggiore democratizzazione e di lavoro, di ascolto, di ringiovanimento della politica, didignità. E l’annoso tema delle tensioni nella Casamanche.

Le organizzazioni contadine, raggruppate nel Conseil national de concertation et de coopération des ruraux du Sénégal (CNCR) e nella Fédération ds Organisations Non-gouberamentales du Sénégal (FONGS), e che rappresentando una fetta importante di popolazione in un Paese ancora rurale, aspettano di capire le nuove politiche per il settore, dopo aver presentato le loro proposte ai candidati. 

Di interesse anche il voto della diaspora senegalese fuori dal Paese, che sebbene  ancora numericamente ridotta (poiché per esprimere il voto all’estero, si richiede ovviamente uno status legale nel Paese ospite e presentarsi in Ambasciata, cosa che la gran maggioranza dei migranti senegalesi non fa), ha rappresentato nelle elezioni del 2000 circa 106 mila, con un tasso molto basso; ma a queste elezioni potrebbe esserci un’affluenza maggiore.  Solo martedì si sapranno i risultati definitivi.