Il protocollo di Arusha che mina le sementi e la vita dei piccoli produttori africani

10 luglio 2015 - Il 6 luglio, ad Arusha, in Tanzania, è stato adottato il "Protocollo di Arusha per la Protezione delle Nuove Varietà di Piante" (Arusha PVP Protocol). Ma l'AFSA (Alliance for Food Sovereignty in Africa) si oppone fortemente a questo protocollo, che trasformerebbe l'agricoltura africana da "una produzione basata sui contadini ad una intrinsecamente iniqua, inadeguata ed ecologicamente dannosa Rivoluzione Verde/agricoltura industriale". 

Il Protocollo si basa su forti diritti di proprietà intellettuale che limitano pratiche secolari di contadini africani che liberamente potevano salvare, utilizzare, condividere e vendere sementi e/o materiali per la loro moltiplicazione. "Queste pratica hanno da sempre rappresentato la spina dorsale dei sistemi agricoli in Africa Sub-Sahariana; hanno assicurato la produzione e il mantenimento di un pool eterogeneo di risorse genetiche da parte degli agricoltori stessi, e hanno salvaguardato cibo e nutrizione per decine di milioni di africani nella regione", afferma l'AFSA in un comunicato diffuso l'8 luglio.

Fondamentalmente, lo scopo del protocollo è proprio quello di dare una forte spinta alla commercializzazione di semi, soprattutto a beneficio dell'industria sementiera estera.  "Le multinazionali sementiere intendono rivendicare le varietà di semi come propri beni privati ​​e di impedire ad altri di utilizzare queste varietà senza il pagamento dei dirittidi proprietà".

L'AFSA da tempo si è mobilitata per denunciare questo processo, che porterebbe moltissimi produttori di piccola scala ad una forte marginalizzazione, senza opzioni alternative per la sopravvivenza. Inoltre, mentre nelle trattative precedenti sul protocollo la società civile era stata coinvolta, e nonostante l'AFSA stessa rappresenti una rete pan-africana di organizzazioni contadine e ONG, che lavorano con milioni di contadini e consumatori africani, è stata completamente esclusa dalle deliberazioni sul Protocollo di Arusha. Al contrario, l'industria sementiera era particolarmente ben rappresentata.

"AFSA si oppone fortemente al protocollo di Arusha" conclude il comunicato, "Gli imperativi alla base di questo protocollo sono di aumentare le importazioni di semi aziendali, ridurre l'attività di allevamento a livello nazionale, e facilitare il monopolio da parte delle imprese estere di sistemi di sementi locali e l'interruzione dei sistemi agricoli tradizionali. AFSA resta impegnata a far sì che gli agricoltori,così come gli allevatori e i consumatori, rimangano al centro dei sistemi di produzione di sementi a livello locale e continuino ad esercitare liberamente i loro diritti per salvare, utilizzare, scambiare, ripiantare, migliorare, distribuire e vendere tutti i semi nei loro sistemi agricoli."

Photo credit: www.afsa.org