Il Guatemala tra corruzione, diseguaglianza ed esclusione sociale

Grazie al lavoro della CICIG, è emersa a partire dal 2015 tutta la corruzione che imperversa nel Paese centroamericano e che coinvolge pesantemente le alte cariche dello Stato. E nonostante i cambiamenti al vertice del Guatemala, la situazione continua a persistere, a discapito soprattutto della popolazione che soffre di gravi disuguaglianze, esclusioni sociali, violenza e povertà.

28 agosto 2017 - Nei primi mesi del 2015, la popolazione del Guatemala scopriva da inchieste giornalistiche e poi penali, che le massime cariche dello Stato erano coinvolte in gravi casi di corruzione. La "Commissione internazionale contro l'impunità in Guatemala" (CICIG), creata specificatamente dalle Nazioni Unite nel 2006 per vigilare sull’operato delle istituzioni e dei funzionari pubblici in quel Paese, in particolare su strutture parallele dello Stato che abbiano operato ai margini della legalità e sui casi di corruzione/appropriazione indebita, aveva avuto un ruolo determinante nell'inchiesta. La CICIG infatti aveva contribuito a svelare traffici di influenze e malaffare che portavano direttamente al Presidente della Repubblica di quel momento, l’ex-generale Otto Pérez Molina, elemento di spicco della ‘linea dura’ dei militari e implicato vari anni prima in un colpo di stato.
A fronte delle dichiarazioni arroganti del presidente in carica Molina e alla gravità dei fatti, vi era stata un'importante mobilitazione della gente contro la corruzione e per le dimissioni dei corrotti. Si arrivò dunque alle elezioni presidenziali del settembre-ottobre 2015, con un diffuso sentimento di diffidenza verso i partiti; ne trasse giovamento politico un outsider, un comico conosciuto dalla gran parte dei guatemaltechi per un programma satirico televisivo ma che mai aveva fatto parte del ceto politico: Jimmy Morales. Il titolo del programma era ‘Moralejas’, gioco di parole tra il suo cognome e il termine in spagnolo per indicare gli insegnamenti saggi che si possono trarre alla fine di una storiella o parabola. Morales al ballottaggio riceveva il 65% dei consensi tra i voti utili e veniva poco dopo insignito della carica di Presidente della Repubblica.

A meno di due anni di distanza, la CICIG ha messo sotto i riflettori la campagna elettorale di Morales e il suo finanziamento; oggi afferma di aver raccolto prove circostanziate di malaffare ed illeciti, ed ha chiesto al Parlamento guatemalteco di sospendere l’immunità che tutela la più alta carica dello Stato, per poter proseguire l’indagine ed eventualmente portare Morales a processo.

Una sorta di ‘déjà vue’, quindi, sta sconvolgendo l’assetto istituzionale del Paese e la stessa società: si stanno svolgendo manifestazioni in questi giorni sia contro, sia a sostegno di Morales, con una caduta verticale del consenso intorno a colui che doveva rappresentare un nuovo modo di fare politica.

E’ la reazione del Presidente in carica che preoccupa e rischia di aprire scenari imprevedibili: Morales ha chiesto al suo Ministro degli Esteri di sollecitare al Segretario generale dell’ONU la sostituzione del responsabile della CICIG, il colombiano Iván Velásquez, ma di fronte alla posizione cauta del ministro l’ha semplicemente fatto dimettere, dichiarando ieri domenica 27 agosto quale ‘persona non grata’ Velásquez ed obbligandolo a lasciare il Paese. Un crescendo che innalza la tensione e sembra erodere lo Stato di diritto di una nazione già segnata da diseguaglianza ed esclusione sociale, livelli di violenza elevatissimi, difficoltà della politica ad affrontare le problematiche strutturali.

(di Piero Confalonieri)