Il futuro degli pastori del Sahel è in pericolo, denuncia il Réseau Bilitale Maroobè
Il cambiamento climatico ha portato forti ritardi nella stagione delle piogge, nel Sahel, e questo ha compromesso foraggi e zone di pascolo. Al tempo stesso, i conflitti armati in alcune zone, soprattutto del Mali, rendono sempre più difficile la vita dei pastori, che si trovano spesso al centro di tali conflitti. La combinazione di questi elementi sta rischiando di far esplodere una gravissima crisi pastorale, denuncia il Réseau Bilitale Maroobè.
28 dicembre 2017 - E’ una stagione difficile per gli allevatori del Sahel. La grave siccità sta mettendo a dura prova le zone di pascolo generalmente battute, e sta costringendo mandrie e allevatori a cambiare le rotte. Recentemente, il Réseau d’éleveurs Bilital Maroobè (RBM), la rete che raggruppa circa 750mila allevatori della regione del Sahel, ha pubblicato una mappatura delle zone a rischio per la stagione di pastorizia del 2018. Da questa mappatura, si evince come l’attuale situazione climatica e ambientale rischia di provocare delle forti tensioni per la gestione di risorse preziosissime e sempre più scarse come l’acqua e i terreni di pascolo.
Quest’anno, infatti, le piogge sono arrivate particolarmente in ritardo, soprattutto in Mauritania e nel nord del Senegal: attese per la fine di maggio, non sono arrivate che a luglio, in queste zone ormai definite a rischio di crisi per la pastorizia. Il ritardo delle piogge, infatti, ha pregiudicato la produzione di foraggio e il riempimento degli stagni per l’abbeveraggio del bestiame. Al tempo stesso, sono considerate in pericolo anche le zone di buona produzione, poiché questa, seppur abbondante, non sarà sufficiente per coprire i bisogni di tutti. E questo creerà enormi disagi: “Ci segnalano movimenti massicci di pastori dalla Mauritania verso il Senegal e il Mal, nelle zone ricche di terreni da pascolo” si legge dal documento del RBM. “Questa concentrazione distruggerà i pascoli prima dell’arrivo del prossimo inverno. Di colpo, tutti questi animali saranno in una situazione di carestia. Si ritroveranno su terre praticamente senza foraggio, perché tutto sarà stato degradato precocemente...”.
Inoltre, continua il RBM, “nel Nord del Mali e attorno al lago Chad, i pastori non hanno potuto esplorare le risorse disponibili a causa dell’insicurezza legata ai conflitti armati.” La situazione maliana è particolarmente preoccupante, anche per quanto riguarda i rifugiati in Burkina Faso, in Niger e in Algeria. “La residua insicurezza in Mali rimane una viva e costante preoccupazione delle autorità, delle municipalità e delle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Nonostante le disposizione di sicurezza e gli accordi di pace firmati nel giugno 2015, l'insicurezza persiste e questo soprattutto nelle aree pastorali dove la presenza delle forze regolari sembra quasi nulla. I pastori avvertono questa insicurezza perché vedono continuare i rapimenti e il furto di bestiame da parte di gruppi armati e persino rappresaglie.”
Chiaramente, la sicurezza alimentare delle popolazioni legate alla pastorizia è a forte rischio. I prezzi del cibo aumentano e il potere d’acquisto è sempre minore. Aumentano i prezzi dei cereali e delle derrate alimentari fondamentali per la pastorizia: sarà quindi molto difficile dare da mangiare agli animali e, di conseguenza, alle persone stesse.
Il RBM conclude la mappatura con alcune raccomandazioni indirizzate agli Stati, alle Organizzazioni Intergovernative d’integrazione e ai loro partner tecnici e finanziari:
- Elaborare e mettere in opera dei piani di risposta alla crisi pastorale preannunciata in Mauritania e nel nord del Senegal, e in tutte le altre zone a rischio del Niger e del Mali
- Facilitare la transumanza transfrontaliera per assicurare la mobilità delle greggi e salvare il bestiame
- Mobilitare la comunità internazionale per apportare una risposta rapida e adeguata, e prevenire la crisi pastorale.