I pastori dimenticati del Sahel, tra siccità ed insicurezza

Le precipitazioni in Sahel sono ai minimi storici, e i pastori sono tra le categorie più vulnerabili. Trovare terreni di pascolo è sempre più difficile, e il rischio di incappare in bande armate e terroristi è altissimo. G5 Sahel e UE hanno appena stanziano centinaia di milioni di euro per la sicurezza nella regione, ma dimenticato completamente i pastori.

28 febbraio 2018 - Nel Sahel, la situazione rispetto alla siccità è drammatica, il livello delle precipitazioni è ai minimi storici. I pastori sono sicuramente tra le categorie più vulnerabili, soprattutto a causa della mancanza di terreni di pascolo e della forte insicurezza legata ai gruppi terroristi presenti nella regione.

Come racconta RFI Afrique, si è tenuta pochi giorni fa, a Niamey, una riunione di consultazione sulla situazione dei pastori voluta da organizzazioni regionali quali il CILSS (Comitato Permanente Interstatale di Lotta contro la Siccità nel Sahel) e la UEMOA (Unione Economica e Monetaria dell'Africa Occidentale), in cui si è parlato proprio della forte crisi attuale di siccità, soprattutto all'indomani dell'importante incontro del G5 Sahel con l'Unione Europea a Bruxelles. In quell'occasione, ben 414 milioni di euro sono stati stanziati (di cui 50 milioni da parte dell'UE) per la lotta al terrorismo nella regione saheliana. In particolare, l'incontro ha "promesso la messa in opera per l'Allenaza Sahel di 500 progetti di sviluppo nella regione", anche per i pastori. Tuttavia, sono proprio i pastori ad affermare di non essere stati minimamente consultati per questo grande progetto...

Abdoul Aziz Ag Alwaly, responsabile dell'associazione di allevatori "Tassaght", in Mali, ha spiegato a RFI che questi progetti, se non prevedono un'attenta consultazione con le comunità di pastori, difficilmente raggiungeranno i loro "alti" obiettivi. "Ci piacerebbe, per una volta, che ci si soffermasse sugli stili di vita delle comunità pastorali, il contesto che li rende più vulnerabili. Mi riferisco, tra gli altri, ai tragitti commerciali, alla ricerca di pascoli... Tutta questa mobilità è ostacolata dall'attuale contesto di insicurezza" afferma Alwaly. "I pastori si trovano in mezzo ad un campo di battaglia tra elefanti, e anche se non sono in antagonismo con gli altri, si ritrovano schiacciati".

Anche il Réseau Bilital Maroobé sostiene che una stabilizzazione del Sahel non è possibile senza sostenere l'allevamento nel modo giusto: in moltissime zone, è solo grazie al lavoro dei pastori che dei grandi spazi sono resi sicuri e non cadono nelle mani di bande armate o ribelli. Ma come possono riuscire a portare avanti questa fondamentale attività senza alcun sostegno adeguato?

"L'allevamento è una delle principali attività economiche dei paesi saheliani, e rappresenta tra il 30 e il 40% del prodotto interno lordo agricolo" conclude RFI.

 

Foto: Pablo Tosco/Oxfam