Glifosato: rinviata decisione dell'UE
9 marzo 2016 - Troppe contestazioni contro il glifosato, in particolare da parte di Francia e Italia: la Commissione Europea ha deciso di prendere tempo prima di procedere ad una nuova autorizzazione alla commercializzazione e all’uso dell’erbicida nei Paesi membri. Ora, Bruxelles ha chiesto ai suoi esperti di inviarle proposte di modifica al testo in discussione entro il prossimo 18 marzo.
Quella a cui si è assistito nelle ultime settimane è stata una campagna molto compatta, portata avanti da associazioni ambientaliste, animaliste, ONG, rappresentanti della società civile e reti di piccoli produttori da ogni parte in Europa.
Maria Grazia Mammuccini – portavoce della coalizione italiana #StopGlifosato ha commentato: "Questo rinvio è un segnale importante, perché molti Stati membri, tra cui l'Italia, hanno deciso di prendere la strada giusta a difesa della salute dei cittadini, dell'ambiente e dell'agricoltura di qualità e di non cedere alle pressioni delle multinazionali. Si tratta di un segnale a difesa dei principi democratici. Sono molti, infatti, i cittadini che non vogliono più convivere con questo pericoloso pesticida di cui l'Italia, peraltro, è uno dei maggiori utilizzatori. Questi cittadini, che si stanno esprimendo attraverso le associazioni che li rappresentano, ma anche autonomamente attraverso una serie di petizioni, hanno diritto di essere ascoltati".
Il glifosato è un diserbante largamente usato in agricoltura e di uso comune anche per la pulizia delle strade e delle ferrovie. Inoltre, è presente nei prodotti per il giardinaggio e l’hobbistica e, nel nostro Paese, secondo l’Ispra, è la sostanza che maggiormente supera i limiti fissati dalla Legge nelle acque. Eppure, il dibattito internazionale su questo erbicida è ancora aperto. Secondo l'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell'Oms (organizzazione mondiale della sanità) il glifosato è un probabile cancerogeno per gli esseri umani mentre, secondo l'Autorità Ue per la sicurezza alimentare (Efsa) "è improbabile che lo sia".
Ad ogni modo, quello su cui si chiede di riflettere prima ancora che il nodo sulla questione venga sciolto è che esiste un principio di precauzione che va usato a tutela della salute delle persone, degli animali e dell’ambiente in generale.