Gli indigeni amazzonici contro l'idrovia
21 maggio 2019 - Un enorme progetto di investimenti milionari, già largamente in atto, intende sviluppare una infrastruttura di trasporti e comunicazioni che colleghino l’Oceano Atlantico con il Pacifico là dove apparentemente è più estesa la distanza tra le due masse d’acqua. In sostanza, il Brasile con una bilancia commerciale sempre più protesa verso i paesi asiatici, Cina in testa, è alla ricerca di sbocchi per le sue materie prime in porti sul versante est del continente che guarda appunto verso quei clienti.
Ecco quindi, da vari anni, un intenso e febbrile cantiere che lungo varie direttrici e sotto un unico motto: integrazione infrastrutturale per le merci, apre vie di penetrazione e trasporto, spesso a prescindere dalla pre-esistenza di aree di alta naturalità, di zone protette, di territori indigeni assegnati. L’asse multimodale Amazzonia nord, per esempio, prevede una ‘idrovia’ che risale da ovest a est il rio delle Amazzoni e poi i fiumi Marañon e Huallaga, già in territorio peruviano, per arrivare alla cittadina di Yurimaguas e da qui risalire per via terrestre lungo le vallate andine e scendere dopo mille chilometri al porto di Paita nel nord del Perù.
La strada è già stata costruita; a Yurimaguas è già stato inaugurato il porto internazionale che riceverebbe le merci trasportate per via fluviale (la cosiddetta ‘hidrovía’, appunto). Ma la parte sul fiume presenta molteplici problemi ‘tecnici’, il primo dei quali è la profondità di pescaggio delle imbarcazioni che si prevede percorreranno più di 4mila chilometri, e che è maggiore della profondità del fiume Huallaga in molti tratti. Ingenti investimenti sono previsti per dragare questo grande fiume, ma come denuncia l’organizzazione rappresentativa delle popolazioni indigene amazzoniche del Perù, AIDESEP, mancano seri e approfonditi studi di impatto ambientale che prendano in considerazione anche gli effetti già in parte visibili, ma in larga misura ancora non pienamente prevedibili, del Cambiamento Climatico. Molti abitanti e conoscitori del fiume e dei suoi diversi habitat sono preoccupati per i danni che potrebbe causare dragare il fiume e intaccare il suo delicato equilibrio. AIDESEP ha recentemente lanciato un appello per un dibattito nazionale serio sul tema che preveda anche la realizzazione di incontri specifici con i differenti gruppi culturali indigeni presenti nella zona, in applicazione della legge peruviana che (recependo la direttiva OIT n. 69), prevede il passaggio obbligato del consenso delle popolazioni locali indigene presenti in un territorio dove si intenda realizzare un investimento di trasformazione e uso delle risorse naturali.
Inutile nascondere che gli ingenti flussi di denaro, attirano spesso operatori economici privi di scrupoli, possono alimentare pratiche corruttive, ampliano le zone opache tra imprese oneste ed economia illegale. Il comunicato di AIDESEP richiama tutti questi rischi… non del tutto ipotetici posto che attualmente degli ultimi quattro presidenti della repubblica tre sono sotto indagine per corruzione (Toledo, Humala, Kuczynski) e uno, Alan García, si è suicidato mentre la polizia giungeva ad arrestarlo.