Gli effetti del TTIP: perdita dei posti di lavoro e programmi speciali di assistenza
27 maggio 2016 - La conclusione del TTIP “porterà ad una sostanziale ricollocazione dei posti di lavoro”, con un impatto negativo nel breve termine e un ipotetico impatto positivo sul lungo termine, ma in realtà ancora da definire e contabilizzare. E’ quanto afferma la DG International Policies nel recente studio “TTIP and Jobs” commissionato dal Parlamento Europeo. Non solo, secondo il rapporto il TTIP avrà impatti e ricadute estremamente differenziati nei paesi dell’UE e spetterebbero all’Italia i costi maggiori in termini di perdita dei posti di lavoro (quasi 300.000) e con guadagni di reddito pro-capite inferiori allo 0,5%. L’industria, in particolare quella metalmeccanica, e i servizi finanziari i settori più colpiti.
In tempi di austerity, poi, la DG International Policies invoca, per far fronte alla perdita dei posti di lavoro: “programmi speciali di assistenza per gli aggiustamenti legati al commercio, nella forma ad esempio dell’European Globalization Adjustment Fund (EGF), che potrebbero essere necessari per ragioni di politica economica considerato che le riallocazioni indotte dal commercio sono percepite come particolarmente ingiuste”. Inoltre, si legge nel rapporto, sarebbe indispensabile “un programma speciale per affrontare le ripercussioni negative dovute al TTIP”
L’Europa non può accettare tutto questo, ci ricordano dal sito della campagna Stop TTIP Italia: “lo dimostra il taglio dell’EGF da 500 milioni di euro a 150 milioni per il periodo 2014 – 2020. Mentre gli Stati Uniti hanno aumentato lo stanziamento a 2.3 miliardi di dollari, proprio allo scopo di contrastare gli effetti negativi del TPP (la Transpacific Partnership) e del TTIP”.
Corriamo ai ripari. Fermiamo il TTIP.