Filippine: contadini uccisi per dei sacchi di riso

7 marzo 2016 - Ricevere gratuitamente 15.000 sacchi di riso per consentire alle proprie famiglie di far fronte alle calamità naturali che hanno devastato i raccolti dei contadini a Kidapawan, isola di Mindanao, Filippine. Questa la semplice richiesta degli oltre 6000 piccoli produttori che, esasperati, per far sentire le proprie ragioni, il 30 marzo e il 1° aprile scorsi, hanno bloccato una strada provinciale. La legittima rivendicazione - tra l’altro del tutto inascoltata - è stata il pretesto per un terribile massacro: almeno 5 i morti, 116  i feriti e 89 i dispersi. La crudele e totalmente ingiustificata risposta del governo Aquino – considerato uno dei maggiori freni alla riforma agraria, insieme ai ricchi proprietari terrieri - è assolutamente inaccettabile.

Non stupisce, quindi, che una petizione, in queste ore, stia facendo il giro del mondo, rivolgendosi soprattutto alle ONG, per chiedere il sostegno in favore degli agricoltori del Kidapawan e a cui Terra Nuova non poteva non aderire. 

Secondo Cristina Palaby, segretario generale di Karapatan, il governo, ora, starebbe cercando di coprire i responsabili del massacro. Non solo, la continuativa violazione dei diritti umani si segnala anche in relazione alla dispersione violenta della popolazione. I contadini feriti infatti, sarebbero stati confinati negli ospedali di Kidapawan. Rappresentanti del National Fact Finding Mission (NFFM) raccontano di 74 individui illegalmente arrestati e attualmente detenuti presso il Kidapawan City Convention Center. Inoltre, sottolineano che l’aria che si respira nella zona è aria di guerra “come se fosse stata istituita una legge marziale non dichiarata. Ci sono carri armati lungo la strada e i poliziotti  stazionano davanti agli ospedali in cui sono stati confinati i manifestanti”.

La siccità, intanto, sta provocando danni a più di 300.000 ettari di terra nelle Filippine. Le colture di mais e riso sono devastate. 

Foto | @Rappler.com