Fame di femminismo

Il diritto umano ad un cibo e ad una nutrizione adeguati implica che le donne vedano anche il raggiungimento di tutti i propri diritti e che la loro posizione nella società come essere umani uguali agli altri venga riconosciuta. Il Right to Food and Nutrition Watch ricorda in questo comunicato come le donne siano, nonostante il loro fondamentale ruolo nella produzione e nella fornitura di cibo per le famiglie, ancora l'ultima ruota del carro, grazie agli effetti del sistema alimentare globale basato sui profitti e non sui diritti umani.

8 marzo 2018 - Dall'inizio del Ventesimo secolo, la Giornata Internazionale delle Donne è stata caratterizzata da dimostrazioni di massa in cerca di società più ugualitarie. Questo appuntamento commemorativo di lotta per la giustizia sociale è ancora molto importante, specialmente in questo mondo che cambia così rapidamente ma che è ancora altamente ineguale, e che sempre più dà valore alle merci più che alle persone, lasciando le donne come ultima ruota del carro.

Terra Nuova, insieme a FIAN International e al Right to Food and Nutrition Watch (di cui condivide questo comunicato tradotto qui in italiano da noi), si unisce allo Sciopero Internazionale delle Donne organizzato dai movimenti femministi di tutto il mondo. Insieme, vogliamo ricordare che il patriarcato non solo minaccia la metà della popolazione mondiale, ma annienta anche ogni possibilità di abbandonare la fame.

​Fondamentali produttrici di cibo, ma interdette dall'accesso alle risorse naturali

Ancora oggi, le donne continuano ad essere viste come cittadini di seconda classe, soggette a differenti forme di discriminazione e oppressione nelle nostre economie basate sul mercato unico. Nelle aree rurali, le donne coltivano, arano la terra e raccolgono oltre il 50% del cibo. Contribuiscono in modo significativo alla forza lavoro del settore alimentare attraverso la loro partecipazione nelle attività prima e dopo la raccolta, preservando e trasferendo le conoscenze tradizionali alle comunità. Tuttavia, la maggior parte delle donne resta ancora fuori dall'accesso alle risorse produttive ed economiche (terra, acqua, credito, tra le altre). 

Le donne nella forza lavoro sono inoltre fondamentali nel settore della lavorazione e della preparazione del cibo, ma anche li sono esposte a sfruttamento e profonda discriminazione. Ricevono salari bassi, ineguali rispetto a quelli degli uomoni che svolgono lo stesso lavoro, e sia le donne delle zone rurali che dei centri urbani si assumono la responsabilità del lavoro di cura non pagato e sono spesso escluse dalle posizioni decisionali o di leadership.

La violenza attraverso il carrello della spesa

E gli effetti profondi sulle donne di questo sistema non si fermano qui. Le attuali pratiche pubblicitarie diffondono violenza contro le donne e le ragazze promuovendo in modo aggressivo canoni di bellezza che il corpo femminile è socialmente spinto a rispettare. Questi standard di bellezza, radicati nei valori patriarcali, sono in parte realizzati attraverso il consumo di prodotti alimentari che non sono incentrati sulla salute delle donne, quanto piuttosto sull'aumento dei profitti dell'industria del cibo. Invece che incentivare alimenti salutari e freschi, il mercato stabilisce che non è imperativo raggiungere quegli standard, ma anche che i cibi super lavorati, industriali, e spesso nocivi per l'ambiente, vanno benissimo per arrivarci.

Da questo punto di vista, le donne, che sono ancora le principali acquirenti e produttrici di cibo per la famiglia, restano target importanti per influenzare le diete familiari attraverso gli interventi commerciali. Con la malnutrizione ridotta sempre più ad una questione di "mancanza di nutrienti", che può essere rettificata sono con "prodotti specifici",  e con l'aumento dei prezzi del cibo fresco, le famiglie non hanno scelta se non quella del cibo industriale, delle pillole e delle polveri nutrizionali. Questo, ovviamente, implica ampi profitti per chi li fabbrica, e distrugge ciò che culturalmente e tradizionalmente abbiamo mangiato per generazioni.

​Sono necessari cambiamenti strutturali
​Il diritto umano ad un cibo e ad una nutrizione adeguati implica che le donne vedano anche il raggiungimento di tutti i propri diritti e che la loro posizione nella società come essere umani uguali agli altri venga riconosciuta. Nell'attuale economia alimentare globale, la società è prevenuta dall'abbracciare un sistema alimentare che dia valore ai produttori di cibo e che tenga al cibo salutare e culturalmente appropriato. Per di più, gli stereotipi di genere e la divisione del lavoro per sesso hanno dure implicazioni per i corpi e la salute delle donne. Impediscono anche la partecipazione delle stesse negli spazi politici e delle organizzazioni, fondamentali per difendere i loro interessi attraverso il sistema alimentare - dal seme al piatto - e quindi per impegnarle attivamente nella sua necessaria trasformazione.

Con milioni di persone che manifestano nelle strade, il mondo mostra quanto desiderio e bisogno abbia di cambiamento. Ma ovviamente, i cambiamenti potrebbero essere davvero strutturali e significativi se gli stati combattessero contro la discriminazione in tutte le sue forme, dal genere alle classi sociali o al background etnico, dando priorità alle persone invece che ai profitti. In caso contrario, anche se una parte della popolazione può godere dei diritti umani, il resto rimarrà con le catene ai polsi.

#Appetite4Feminism