Escalation di violenze in Burundi: la denuncia dell'ONU

30 giugno 2016 - 348 esecuzioni extragiudiziarie e 651 casi di tortura dall’inizio della crisi in Burundi nell’aprile del 2015, perpetrati per lo più da membri delle forze di polizia. E’ la denuncia presentata ieri, 29 giugno, a Ginevra, presso Il Consiglio per i diritti umani, dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, Zeid Ra’ad Al Hussein.  

"E’ un atto un tragico deterioramento dei diritti dell’uomo nello stato del Burundi” ha dichiarato l’Alto Commissario documentando le orribili violazioni inflitte al popolo di questo Paese, che non escludono i massacri e gli omicidi, le sparizioni forzate, gli arresti arbitrari e le violenze sessuali.

In totale, tra l’aprile del 2015 e l’aprile del 2016, gli inquirenti dell’ONU hanno constatato che le 348 esecuzioni extragiudiziarie e i 651 casi di tortura sono stati inflitti per lo più a membri dell’opposizione e della società civile ostili al regime del presidente, rieletto per la terza volta l’estate scorsa a seguito di uno scrutinio molto discusso. Tuttavia, nel rapporto presentato ieri, si documentano 134 omicidi commessi da persone non identificate anche contro poliziotti e civili vicini al potere.

Ciò che più si teme, ora, è "un’escalation delle violenze a sfondo etnico, in particolare contro la comunità dei Tutsi", ha aggiunto Zeid Ra’ad Al Hussein, commentando il clima di paura crescente che si respira oggi nel Burundi che ha già costretto 270.000 persone a lasciare il Paese.

Fonte | Jeune Afrique

Foto | gwp.org