Elezioni in Salvador: un commento dal nostro partner FESPAD

La vittoria di Nayib Bukele in Salvador ha aperto nuovi scenari, soprattutto per chi si occupa di difesa dei diritti umani. Abbiamo chiesto un commento "a caldo" ai nostri partner di FESPAD, i quali ci hanno risposto e si sono detti preoccupati per il troppo lento avanzamento dei diritti economici e sociali, ma sperano che i buoni risultati in termini democratici possano portare ad un miglioramento.

6 febbraio 2019 - Sono passati 3 giorni dalle votazioni in Salvador e condividiamo alcune riflessioni "a caldo" da parte di Saúl Baños, direttore della Fundación de Estudios para la Aplicación del Derecho (FESPAD), nostro partner nel Paese, che anche quest'anno, come in precedenti elezioni, ha partecipato con una missione di 31 osservatori elettorali, nazionali e stranieri. 


La giornata del 3 febbraio si è svolta con relativa calma e normalità. Si sono registrati solo alcuni incidenti minori, che non hanno alterato il normale processo di voto dei cittadini, che si è concluso alle 17 di domenica, iniziando subito dopo il conteggio delle schede elettorali. Man mano che si avanzava con lo spoglio, si poteva verificare che quanto avevano indicavato vari sondaggi prima del voto non era sbagliato; anche la comunicazione interna che mantenevano gli osservatori mostrava la stessa tendenza, confermata alle ore 21 quando il Tribunale supremo elettorale (TSE) in conferenza stampa ha annunciato il vincitore: il candidato Nayib Bukele, che correva sotto il simbolo del partito Gran Alianza por la Unidad (GANA). Infatti già con 9.562 urne su 9.568 (99.94%), i risultati erano chiari:

Candidato / partito

Quantità voti ottenuti

Percentuale

Nayib Bukele / GANA

1.388.009

53,02%

Carlos Calleja / ARENA

831.726

31,77%

Hugo Martínez / FMLN

377.404

1,41%

Josué Alvarado / VAMOS

20.423

0,78%

 

Con tali risultati, il presidente risulta eletto al primo turno, in modo travolgente: solo nella regione di San Salvador (la zona della capitale di cui è stato sindaco) Nayib Bukele ha raccolto 462.098 voti, contro i 377.404 raccolti dal FMLN nell’intero Paese. Entrerà dunque in carica come Presidente della repubblica il 1 giugno prossimo.

Nella notte, i candidati di ARENA e del FMLN hanno riconosciuto la vittoria dell’avversario, e la mattina di lunedì 4 ha fatto lo stesso l’attuale presidente della repubblica, Salvador Sánchez Cerén (FMLN), il quale ha affermato: "Il popolo ha conosciuto in modo adeguato e trasparente i risultati ufficiali delle elezioni. Faccio i complimenti al presidente eletto Nayib Bukele e desidero per lui il successo".

Al di là di una riflessione sulle cause della riduzione del bacino di consensi del FMLN, che si segnalava già da tempo (ma non per questo non richiederebbe un'analisi profonda), vorrei fare riferimento al nuovo contesto che si configura, al nuovo scenario nel quale il tema dei diritti umani si dovrà collocare.

Sembrerebbe che anche El Salvador si sommi all’ondata di trasformazioni politiche che sono avvenute recentemente in Sudamerica, e di certo c’è un contesto esterno che ha influenzato indirettamente il voto salvadoregno. Volgendo lo sguardo all’interno del Paese, questo risultato elettorale ci obbliga a riconoscere che i votanti hanno chiaramente espresso disapprovazione per le politiche delle due forze che tradizionalmente hanno segnato la bilancia elettorale: ARENA (destra) e FMLN (sinistra). E in particolare, il voto riflette lo scontento e l’insoddisfazione verso il governo attuale e quindi l’FMLN.

In Salvador, quando si dà un'alternanza di governo, spesso non si valutano le politiche pubbliche della gestione precedente, al di là del fatto che abbiano magari generato risultati positivi. Ora questo è ancora più probabile perché il cambiamento è più profondo: non cambia solo il governo ma il partito politico, e nel caso specifico il partito politico vincitore non è quello del presidente eletto. Bisogna tenere conto che il presidente Bukele ha un suo partito politico (‘Nuevas Ideas’, nuove idee), ma per ragioni di tempistiche elettorali si è registrato come candidato del pre-esistente partito GANA. Ciò vuol dire che c’è una scommessa e una situazione, oggi, anomala dalla prospettiva istituzionale.

Sebbene sia stato presentato un piano di governo da parte di questa compagine politica, sarà con il passare dei giorni e settimane da qui a giugno che si conoscerà meglio l’orientamento e la direzione verso cui Nayib Bukele e il suo gruppo, e il partito GANA che lo ospita, pensano di portare il Paese. Al momento non si conosce, per esempio, chi costituirà il gabinetto di governo.  

Questo contesto deve portare a riflettere le organizzazioni della società civile, e a ripensare e adattare il nostro lavoro, le nostre agende e i nostri interventi nei territori. Da qui al 1 giugno e nei mesi successivi, sarà importante mantenere un canale di dialogo ancora più fluido e aperto con i diversi settori sociali.

Ci preoccupa il poco significativo avanzamento nel raggiungimento dei diritti economici e sociali di questi anni, e l’attenzione è stata verso politiche di compensazione ma non di eliminazione delle cause della povertà. Addirittura, le condizioni di povertà, diseguaglianza e carenze si approfondiscono ed aggravano. Se il nuovo governo non interverrà su queste e proseguirà in questa modalità di rispondere con palliativi al bisogno di diritti, non ci sarà modo di intervenire sui problemi strutturali: educazione, salute, abitazioni, lavoro, pensioni, acqua, tra gli altri. Per generare questi cambiamenti strutturali, un passaggio importante sarà l’implementazione di una politica progressiva di raccolta del gettito fiscale. Il FMLN, negli anni di sua gestione, poco o nulla ha fatto su questo. Ora sarà interessante vedere come si muoverà su questo terreno il nuovo presidente eletto, che viene dal settore imprenditoriale.

Ci preoccupa la discontinuità di alcune politiche che avevano dato risultati positivi, come le politiche sociali in educazione, quelle rivolte ai giovani e verso le donne. Una menzione a parte va per il programma El Salvador Seguro, cioè la politica di rafforzamento della sicurezza e la probabile disattivazione del Consejo Nacional de Seguridad y Convivencia Ciudadana. Dal 2015 ad oggi, c’è stata una considerevole diminuzione degli omicidi, benché vada detto che invece sono aumentate in modo significativo le sparizioni. Alcuni rappresentanti del partito GANA, in diverse occasioni, hanno detto che reintrodurre la pena di morte è parte della soluzione al problema della criminalità [ndt: il Salvador è considerato uno dei paesi non in guerra più violenti del pianeta]. Con queste posizioni, ci si può aspettare una ri-militarizzazione del tema sicurezza e più atteggiamenti di “mano dura” contro i giovani.

E’ possibile che le organizzazioni sociali abbiano d’ora in avanti un'attività più esplicita e visibile di protesta, veicolando l’insoddisfazione sociale, cosa che potrebbe generare tensioni con l’esecutivo, come successo nel periodo anteriore alla gestione del FMLN, soprattutto con le squadre d’elite della Polizia. Adesso potrebbe aggravarsi il latente conflitto dato che c’è una maggiore presenza dell’Esercito in funzioni di ordine pubblico. Si tratterà di misurare i livelli di tolleranza e disposizione al dialogo del nuovo governo.

Quanto detto ci porta anche a pensare all’attività di quanti (come noi) svolgono il lavoro di difesa dei diritti, che si trovano a non avere meccanismi legali né istituzionali per garantire i propri diritti.

Vediamo tuttavia in modo positivo e come opportunità il sistema democratico che, benché non perfetto, ha funzionato bene. Gli stessi risultati elettorali del 3 febbraio sono una dimostrazione concreta di questo.

Questi risultati sono da intendersi come il miglioramento delle forme partecipative di democrazia, e questo è positivo anche se apparentemente la popolazione non lo ha riconosciuto al FMLN; a mio modo di vedere al contrario, e con tutti i limiti del caso, i due mandati di questo partito (presidenza Mauricio Funes 2009-2014 e Sánchez Cerén 2014-2019) hanno questo in comune, come anche aspetti positivi come il rafforzamento e orientamento dei programmi sociali, la vigilanza sociale dal basso, la costruzione del dialogo con i settori  implicati in temi importanti come la sicurezza (da cui il lancio del Plan El Salvador Seguro condotto dal Consejo Nacional de Seguridad y Convivencia Ciudadana come istanza multi-attore), la trasparenza e la lotta alla corruzione, l’accesso all’informazione, ecc..

Speriamo che poco a poco questi successi si rafforzino e non si retroceda, anche se si ignora quale sarà l’atteggiamento del nuovo presidente e del suo nuovo governo su questi temi.

Benché la formazione GANA sia un partito di tendenza conservatrice, il presidente eletto si definisce progressista [ndt: Nayib Bukele è stato eletto nel 2015 come sindaco della capitale, San Salvador, nelle liste del FMLN]. Se è così, probabilmente il governo potrebbe avere posizioni interessanti su temi quali la depenalizzazione dell’aborto o i diritti delle persone LGBTI+.

Il cambiamento di gestione politica a livello di governo ed istituzioni pubbliche implica il licenziamento di molte persone che occupavano dei ruoli rilevanti; va ricordato che nel 2009, molte persone delle organizzazioni sociali salvadoregne hanno ‘fatto il salto’ andando ad occupare incarichi pubblici. E’ probabile che molti di questi si troveranno nella situazione di perdere l’impiego. Da un lato, si perderanno i contatti e le agende condivise che si erano costruiti tra corpo sociale e istanze politiche. Dall’altra, le organizzazioni potrebbero rafforzarsi con il ritorno di persone che hanno avuto in questi ultimi anni esperienze importanti, ma senza escludere tensioni in questa fase così delicata.   

Ovviamente queste sono riflessioni immediate, senza poter ancora avere la chiarezza della direzione che prenderà il nuovo presidente e come affronterà le sfide aperte. Probabilmente con il passare dei giorni, ci saranno maggiori elementi da condividere.

San Salvador, 4/2/2019

 

Saúl Baños, direttore della Fundación de Estudios para la Aplicación del Derecho (FESPAD)