Elezioni in Ecuador: continuità ma non troppo?

18 aprile 2017 - I risultati del ballottaggio per l’elezione del presidente della repubblica dell’Ecuador sono noti e definitivi dopo un ri-conteggio nazionale. L’opposizione parla di brogli ma al momento non ci sono evidenze e la diplomazia internazionale ha già riconosciuto la vittoria di Lenin Moreno del partito Alianza País.   

Un primo dato che va segnalato, è l’alta affluenza alle urne, con l’ 82,98% degli aventi diritto che hanno votato (sebbene il sistema vigente nel paese preveda multe per chi non vota, la percentuale di astenuti è stata in altre occasioni più alta). Nove milioni e novecentomila ecuatoriani hanno espresso un voto valido per uno dei due candidati, e per la precisione 5.060.424 (51,15%) per il candidato Moreno, ‘delfino’ di Rafael Correa (presidente uscente), e  4.833.828 (48,85%) per Guillermo Lasso, su cui convergeva il voto dell’opposizione. Uno scarto di duecento sessanta mila voti tra i due, insomma. Un ulteriore elemento, è che la polarizzazione si esprime fortemente anche su scala geografica: la mappa del voto per provincie è molto netta nel segnare un compatto gruppo di provincie dell’oriente amazzonico (Orellana, Napo, Pastaza, Morona Santiago), del sud (Zamora-Chinchipe, Loja) e parzialmente della sierra (Pichincha, Cotopaxi, Tungurahua, Bolívar, Cimborazo e Cañar), che ha maggioritariamente espresso il voto per Lasso. Al contrario, il voto nella ‘frontera norte’ (provincie di Sucumbíos, Carchi, Imbabura), nella costa (Esmeraldas, Manabí, Santa Elena, Guayas, El Oro) e in alcune provincie centrali (Santo Domingo, Los Ríos, Azuay) è andato per il candidato di Alianza País.

Ora, la vittoria di Moreno non era scontata: i dieci anni di gestione di Rafael Correa sono stati anni di grandi trasformazioni, rese possibili anche dal ciclo economico marcato da alti prezzi delle materie prime di cui il Paese ha beneficiato, ma anche da una gestione dinamica, innovativa, che ha messo al centro la pianificazione, il ruolo dello Stato e la redistribuzione. L’altra faccia della medaglia, però, è stata una gestione personalistica del Presidente, con una elevata concentrazione di potere in poche mani e uno stile confrontativo e autoritario, che ha acuito il conflitto con molti settori sociali. Infine, e nonostante le innegabili spinte verso il miglioramento dell’educazione o di altri servizi, il compito di “cambiar la matriz económico-productiva del país”, e cioè uscire dal tradizionale ruolo di paese esportatore di materie prime, non ha visto passi in avanti.

I prossimi mesi saranno decisivi. Il problema con leaders carismatici, come Correa, è che il successore anche se affine politicamente,  trova enormi difficoltà a costruirsi uno spazio di visibilità. Moreno in campagna elettorale ha provato a distanziarsi nello stile comunicativo dal suo mentore. Potrà farlo durante la gestione politica? Accetterà Correa un ruolo di secondo (o terzo) piano, quando fino ad ora è stato il motore sempre spinto al massimo dei giri del ciclo politico di ‘rifondazione nazionale’? L’opposizione ha dimostrato la sua debolezza, un ‘peccato originale’ che viene dalla frammentazione, da leadership personalistiche, da alcune formazioni politiche presenti solo in certi ristretti territori; Lasso è un ex-banchiere, con un passato e con prese di posizione certo non ben viste da settori che non volevano votare la continuità ‘correista’ ma neppure una destra legata alla finanza. Ma nonostante questo il candidato Lasso è riuscito a far convergere su di sé un importante pezzo di società; resta da vedere se vi sarà un processo di riorganizzazione dell’opposizione di destra, come pure di quella di sinistra (rappresentata al primo turno dal Paco Moncayo, della coalizione Acuerdo nacional para el cambio che raccolse solo il 6,79% dei consensi). Resta soprattutto da vedere se la recessione obbligherà il nuovo governo a varare politiche economiche e sociali antipopolari. Si consideri che il pubblico impiego è passato da 463mila funzionari, a 673mila tra il 2006 e il 2014, con quasi una triplicazione delle spese per le remunerazioni: già questa sarà una sfida importante per capire come si muoverà la gestione Moreno.

(di Piero Confalonieri)