Ecuador, stato di emergenza: un appello a tutti gli attori per superare la crisi
L’Ecuador, il più piccolo dei paesi andini e confinante con la Colombia, il Brasile e il Perù, da pochi anni si trova travolto da un’ondata di violenza che sembra sommergerlo. La criminalità organizzata e i grandi cartelli del narcotraffico hanno ‘colonizzato’ il Paese generando terrore e intervenendo direttamente nella sfera politica (si ricordi, l’omicidio in piena campagna elettorale di un candidato alla carica di Presidente della Repubblica, pochi mesi fa), approfittando delle politiche del governo di ‘snellimento’ (sic!) delle istituzioni.
Dopo l’evasione dal carcere, l’8 gennaio, di un noto boss delle mafie locali, il governo ha dichiarato lo stato di emergenza ma la risposta delle bande criminali è stata quella di alzare ulteriormente il livello di scontro e dichiarare guerra allo Stato.
In questo momento, la tensione è altissima con una serie di attentati e l’assalto ad una televisione pubblica a Guayaquil.
Pubblichiamo di seguito l’appello lanciato ieri dalla CONAIE, l’organizzazione che riunisce le diverse nazionalità indigene del Paese, che rende l’idea della drammatica situazione:
Quito- Ecuador, 9 gennaio 2024
Ci troviamo di fronte a una ondata di violenza senza precedenti, provocata dal crimine organizzato, dal narcotraffico e dalle mafie.
Questo è il risultato di un problema strutturale, originato dalla radicalizzazione delle politiche neoliberali che hanno smantellato lo Stato e le sue istituzioni, lasciandoli senza capacità di risposta. Queste politiche hanno generato inoltre più povertà e diseguaglianza, creando le condizioni sociali propizie per il reclutamento di giovani da parte della criminalità.
Criminali, narcotrafficanti e mafie hanno approfittato della permissività data da diverse autorità negli ultimi anni, infiltrandosi nella gran parte delle entità statali e indebolendo l’istituzionaltà che doveva garantire la sicurezza pubblica. I criminali hanno usato la strategia della paura e del caos per intimidire e sottomettere la popolazione ecuatoriana, che non ha ricevuto garanzie adeguate da parte di uno Stato fallito.
A questa crisi, si somma la mancanza di leadership e di progetto politico degli ultimi governi, che hanno raggiunto il potere sulla base di menzogne, false promesse, attacchi ai diversi attori sociali. Questi governi hanno priorizzato le proprie agende particolaristiche per favorire i grandi gruppi di potere economico, a scapito della sofferenza e povertà della maggioranza della popolazione.
Davanti a questo panorama, facciamo appello ai popoli e nazionaltà dell’Ecuador perché mantengano attive le forme di vigilanza [“guardias comunitarias”], controllino l’accesso ai loro territori e proteggano la vita e l’incolumità delle rispettive comunità. Inoltre, lanciamo un appello per l’unità nazionale, per sommare gli sforzi tra tutti gli attori della società: società civile, organizzazioni sociali, popoli e nazionalità, che permetta superare questa crisi.
La paura e le minacce non devono scoraggiarci perché è in gioco il futuro della nostra terra e delle future generazioni.
Il Governo deve rispondere nella cornice delle norme vigenti, rispettare le organizzazioni [sociali] quali spazi legittimi di auto-difesa delle cittadinanza e riconoscere che tutti quanti siamo l’Ecuador.
Inoltre, esortiamo il Governo nazionale e l’Assemblea nazionale [il Parlamento] a non usare questa crisi come pretesto per approvare leggi e politiche antipopolari che colpiscano la gran parte della gente, poiché questo avrebbe l’unico risultato di aggravare la situazione e provocare una reazione popolare di difesa dei diritti, in una congiuntura che non è stata provocata dai popoli, ma da governi falliti.
CONSIGLIO DI GOVERNO DELLA CONAIE (Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador)