Donne, empowerment e sicurezza alimentare: può l’agroecologia essere la strada?
Troppo spesso le donne vengono considerate solo per il loro ruolo all'interno della famiglia. E' invece fondamentale considerare le donne come individui, per realizzarne i diritti e garantire la sicurezza alimentare di tutti. Il legame tra donne e agricoltura è ineludibile, ma occorre trasformare il sistema di produzione e consumo di cibo. Per questo, l'agroecologia diventa una risposta efficace e fondamentale per il rafforzamento economico, politico e sociale delle donne, e per la sicurezza alimentare loro e di tutti.
11 ottobre 2017 - “Inizio dicendo chi siamo. Siamo pastore, contadine, donne che vivono in città o nelle campagne che preparano il cibo nelle proprie case, donne che consumano in modo responsabile. E inizio con questo elenco perchè troppo spesso siamo viste solo come madri o come mogli. Ma siamo cittadine, contadine, e tanto altro” (Miriam Nobre – World March of Women)
Il 25 settembre scorso si è svolto alla FAO un importante evento organizzato dal Comitato per la Sicurezza Alimentare (CFS), il “Forum sull’Empowerment delle Donne nel Contesto della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione”. Scopo del Forum era quello di promuovere una comprensione comune di come le questioni legate al rafforzamento economico delle donne nel contesto della sicurezza alimentare e della nutrizione, stiano evolvendo. Sono stati diversi e molto interessanti i contributi di coloro che, provenienti da diversi contesti e realtà di tutto il mondo, hanno esposto il proprio pensiero, la propria lotta, il proprio punto di vista, su questo argomento così complesso. Hilal Elver, Special Rapporteur per il Diritto al Cibo delle Nazioni Unite, ci ha spiegato in un’intervista che “il ruolo delle donne in relazione alla produzione di cibo ed alla nutrizione è estremamente importante, e sempre più presente nell’Agenda internazionale, anche se non sempre è stato così. La donna spesso viene considerata solo in quanto membro della famiglia (colei che porta in grembo i bambini, che allatta, che nutre la famiglia), ma è necessario considerarla come un individuo, altrimenti non saremo mai in grado di realizzare i diritti delle donne”.
Il legame tra donne ed agricoltura è fortemente evidenziato durante il dibattito, non solo in connessione alle questioni legate alla nutrizione, ma anche in quanto donne contadine, allevatrici, lavoratrici in ambiti rurali. Sono le donne, infatti, a conservare le conoscenze tradizionali, anche in termini di sementi; sono loro quelle in grado di assicurare la sicurezza alimentare e la nutrizione per tutti. Per questo, è fondamentale per le donne coltivare attraverso pratiche agroecologiche, per garantire la sovranità alimentare e il proprio rafforzamento personale. “Attraverso l’agroecologia, possiamo produrre cibo e restare vicino alla natura, per ricavare la massima ricchezza dalla sinergia della diversità” ha affermato Miriam Nobre.
Le donne sanno bene che mangiare è un atto politico. Sanno bene qual è il valore della salute, delle piante, delle persone, e che tutti questi elementi sono collegati in maniera olistica.
Bianca Pomeranzi, esperta specializzata sulla Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW), ha sottolineato come, spesso, l’eliminazione delle ineguaglianze di genere sia legata ad un approccio strettamente funzionalista; al contrario, è invece fondamentale cambiare approccio, concentrarsi sul fatto che “la piena partecipazione delle donne possa trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo il cibo.”
Nel 2017, non è pensabile continuare a guardare alle donne come “vittime”. Anche se vivono in una situazione di vulnerabilità, hanno tutte le capacità e le conoscenze per portare avanti la propria vita e il proprio lavoro al pari di chiunque. E questa componente è emersa molto bene nel Forum da parte delle rappresentanti delle organizzazioni contadine, le quali hanno posto questi elementi al centro della propria visione, rendendoli fulcro delle loro attività. Nettie Wiebe (La Via Campesina), contadina agroecologica del Canada, ha affermato in un’intervista che “il cambiamento deve venire dalle donne, perchè loro hanno visto da vicino il rischio dell’agricoltura chimica su di loro e sui loro figli. Secondo me le donne hanno maggiore consapevolezza degli effetti sulla salute e del tipo di cibo che vogliono produrre. Ci ho pensato molto, quando ci siamo convertiti all’agroecologia, e volevo che la nostra azienda agricola fosse parte della soluzione e non continuare ad essere di quello che io ritengo essere un problema ecologico molto grave. Ed è interessantissimo vedere che, tra i giovani agricoltori del nostro sindacato, molte sono donne, e che sono molto impegnate nella scelta della produzione agroecologica”.
L’agroecologia, quindi, può essere una strada per superare le disuguaglianze di genere in agricoltura e, in generale, nella sicurezza alimentare e nella nutrizione? Sicuramente i casi riportati dimostrano una correlazione positiva tra queste istanze, sotto svariati punti di vista. In termini economici, Hilal Elver ci ha raccontato che, durante le sue visite sul campo, soprattutto nelle comunità più povere, le è capitato di incontrare una donna, in Zambia, che praticava l’agroecologia, al contrario di suo marito che lavorava nell’agricoltura industriale. Il guadagno giornaliero della donna era pari al guadagno mensile del marito, e questo risultato incredibile ha suscitato talmente la curiosità di tutti, che ora insegna pratiche agroecologiche ai suoi vicini!
Come affermato da Eva Daudi, contadina della Tanzania e presidente del Rural Women Farmers Forum, in quest'intervista: “Le donne giocano un ruolo enorme nell’agricoltura e nell’agroecologia: non solo producono cibo, ma lo assicurano anche per il mondo intero. Le donne devono imparare l’importanza dell’agroecologia, proprio per garantirne la sicurezza [in termini qualitativi, “food safety”, NdR] del cibo alle loro famiglie ed al mondo. Dobbiamo aumentare la consapevolezza di questo nelle nostre famiglie e nella quotidianità”.
Le donne, quindi, sono attrici di trasformazione. E non (solo) in quanto membri della famiglia, ma soprattutto e principalmente come individui, portatrici della propria soggettività, delle proprie capacità e delle proprie conoscenze. E’ questo il futuro del cibo sano e per tutti.
(Per un approfondimento sul tema, suggeriamo questo articolo di Alberta Guerra per Action Aid USA - in Inglese)