Diritti delle donne: In Bolivia una legge contro il femminicidio
11 marzo 2013 - Nel Codice penale della Bolivia, è stata introdotta la nuova norma contro "la violenza e l'omicidio di una donna a causa della sua condizione di femminilità". E' stato così riconosciuto il reato di "femminicidio". La pena prevista è la più elevata mai riconosciuta all'interno del diritto boliviano: 30 anni, senza alcun diritto di grazia.
Quella firmata ieri (10 marzo n.d.r.) da Evo Morales, nel corso di una cerimonia tenutasi nel Palazzo del Governo a La Paz, alla presenza delle rappresentanti di alcune organizzazioni indigene e di attiviste per i diritti umani, è una una norma estremamente complessa, in cui nulla pare essere stato lasciato al caso e che si compone di ben 100 articoli. Qui, si individuano varie tipologie di violenza: da quella fisica a quella psicologica, a quella sessuale e "riproduttiva", fino a quella economica e "mediatica". Inoltre, per garantire maggiore tutela e sicurezza alle vittime sono stati introdrotti una task force della polizia esclusivamente dedicata, nonché speciali tribunali e pubblici ministeri.
Lo scopo di questa legge non più "procrastinabile", come sottolineato dallo stesso Morales, è quello di "garantire una vita libera da violenze di genere", in un Paese in cui almeno 403 donne sono state barbaramente uccise negli ultimi 4 anni. Un orrendo valore che non intende certo ridursi oggi, nel 2013: nei primi 58 giorni del 2013, infatti, 21 persone di sesso femminile sono state ammazzate entro i confini nazionali boliviani.
Combattere la violenza sulle donne è un'emergenza che travalica i confini della Bolivia. L'introduzione di questa norma è un esempio che molti altri paesi, tra cui l'Italia - più volte "bacchettata" dalla stessa UE - dovrebbero accingersi a seguire. Al più presto possibile.