Contro il Caporalato in agricoltura: "Coltiviamo i diritti"
26 maggio 2016 - Migliaia di persone, alcune delle quali vivono nelle nostre campagne da oltre 30 anni, coltivano e raccolgono la frutta e la verdura che mangiamo, a 1 euro e mezzo l'ora: sono gli schiavi del caporalato e di un sistema violento che nega loro ogni diritto. Nell'agro pontino (dove ha fatto scalpore la manifestazione dello scorso 18 aprile) sono soprattutto indiani, appartenenti alla comunità Sikh.
Il caporalato, le minacce e le sistematiche violazioni dei diriti umani di cui sono vittime molti braccianti (non meno di 430.000 secondo l'ultimo rapporto FLAI-CGIL), sono parte di un “sistema di tratta internazionale a scopo di sfruttamento lavorativo cui partecipa anche la grande distribuzione organizzata” sostiene Marco Omizzolo di In Migrazione, in una recente intervista su Radio Onda d’urto in occasione del lancio della campagna “Coltiviamo diritti. Dignità e legalità del lavoro in agricoltura”.
In Migrazione, Aiab, Asgi, Arci, Fondazione “Di Vittorio”, e decine di altre associazioni, tra cui Terra Nuova, si sono così riunite per invocare un coinvolgimento nazionale che chieda e ottenga interventi risolutivi contro lo sfruttamento di tutti i braccianti, italiani e stranieri.
"Noi, Organizzazioni della società civile - si legge nel testo dell'Appello per la Campagna nazionale, scaricabile qui - cooperative sociali, forze sindacali, reti di economia solidale e di gruppi d'acquisto, vogliamo costruire un'azione forte e duratura che contrasti questa realtà e metta le basi per l'affermazione dei pieni diritti di chi lavora in agricoltura".
Non dimentichiamo, infatti, che, nascosti sotto il velo dell'omertà, i lavoratori e le lavoratrici stagionali sono spesso vittime anche di violenza fisica e ricatto sessuale.
Alla campagna si darà ufficialmente il via il prossimo 28 maggio, a Roma, quando tutte le realtà aderenti si riuniranno per discutere e improntare nuove strategie di lotta.
C'è bisogno di giustizia, legalità e rispetto del contratto di lavoro.
Foto |Amisnet