Concluso il progetto "Tsiroti de paz" in Perù, nella delicata zona del VRAEM

21 febbraio 2017 - Si è concluso lo scorso mese il progetto “Tsiroti de Paz: comunicación inclusiva para la paz y el desarrollo del VRAEM”. Con l’evento pubblico realizzato il 25 gennaio nell’auditorio del comune di Mazamari (provincia di Satipo, regione di Junin, Perù) che ha visto la partecipazione di circa sessanta persone, si è ufficialmente concluso un percorso iniziato due anni fa con l’obiettivo di promuovere una cultura di pace in una zona del Perú denominata VRAEM (Valle del Rio Apurimac, Ene y Mantaro), luogo oggi di narcotraffico, tratta di persone e corruzione, ma anche, fino a 15 anni fa, luogo di ogni tipo di violenza e guerra civile tra il gruppo terroristico Sendero luminoso, esercito e corpi militari ufficiali e non.

Il progetto, iniziato il 2 febbraio del 2015, è stato finanziato dall’Unione Europea e coordinato da Terra Nuova in collaborazione con altri tre soci locali: la Coordinadora Nacional de Radio (CNR), la Central Ashaninka Rio Ene (CARE) e il Grupo Chaski.

L’evento è stato un’attività fondamentale per raccontare e diffondere i risultati principali del progetto e le principali difficoltà incontrate mediante le testimonianze degli stessi attori, sindaci e funzionari dei tre comuni coinvolti, giovani comunicatori per la pace, professori e alunni delle scuole beneficiati dalle azioni del progetto, giornalisti e comunicatori delle radio locali.

Uno dei principali risultati è stata la creazione della Rete di Giovani Comunicatori per la Pace della provincia di Satipo, integrata da più di cinquanta ragazzi e ragazze tra i 15 e 25 anni che si sono formati come comunicatori eccellenti delle radio locali. Durante l’evento i giovani comunicatori hanno portato a conoscenza la loro esperienza di vita, il loro cammino di conoscenza, crescita personale e socializzazione. Il sindaco di Mazamari si è personalmente impegnato a riconoscere la Rete mediante un atto pubblico e a dare l’appoggio economico necessario per tutto l’anno 2017 affinché i/le giovani comunicatori/trici possano continuare a organizzare eventi pubblici, programmi radio, riunioni a favore di una cultura di convivenza pacifica, dialogo e tolleranza che non dimentichi la memoria storica del territorio.

Per quanto riguarda l’appoggio alle istituzioni pubbliche locali, si è manifestato pubblicamente un sentimento di totale gratitudine all’azione del progetto per l’orientamento e formazione ricevuti nella preparazione degli strumenti legali necessari a creare e diffondere una nuova cultura di sicurezza cittadina, che parta dal concetto integrale che ogni cittadino/a è responsabile della buona convivenza e sicurezza nel proprio territorio e che tutte le istituzioni pubbliche, ministeri, organizzazioni indigene e della società civile possono contribuire all’obiettivo della convivenza pacifica e sicurezza pubblica attraverso la collaborazione e la responsabilità reciproche.

Nonostante le molte difficoltà incontrate in un territorio così difficile, dove le infrastrutture limitano la libertà di movimento di persone e cose, dove la corruzione inizia dal più basso livello della società, dove la memoria della violenza è ancora presente nelle vecchie e giovani generazioni, siamo riusciti a portare un primo vento di cambiamento che è stato accolto a braccia aperte da molte persone e istituzioni. Certo, non possiamo negare che il periodo d'azione del progetto è stato corto e che la complessità dell’azione meritava molto più tempo, che a volte non ci è dato dalle ristrette regole della burocrazia dei bandi e dalle regole stesse della cooperazione allo sviluppo. Un limite grande che dovrebbe servire a fare autocritica all’interno dei grandi donors e finanziatori nazionali e internazionali.

(foto ed articolo di Maria Poggi)