Chiudere i porti e alzare muri: la strategia italiana ed europea preoccupa il terzo settore

E' forte la posizione delle ONG e delle realtà italiane che si occupano di accoglienza e salvataggio dei migranti: un NO definitivo alle misure restrittive europee che intendono chiudere i porti, schierare eserciti e sovvenzionare ancor di più la Libia, un Paese tutt'altro che difensore dei diritti umani.

5 luglio 2017 - La risposta del Terzo Settore e delle ONG è arrivata subito: senza il rispetto dei diritti umani, non può esserci alcuna politica sui flussi migratori. Come già espresso più volte dal mondo dell'associazionismo, le migrazioni non possono essere gestite attraverso l'innalzamento di muri, la chiusura di porti o lo schieramento di eserciti.

L’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI), in un comunicato diffuso il 3 luglio, ha espresso "forte preoccupazione per quanto nei media emerge degli esiti del prevertice di Parigi, che anticipa di pochi giorni il summit di Tallin, sul tema dei flussi migratori. Italia, Germania e UE hanno deciso di dare ‘fiducia’ e autonomia nel controllo dei flussi dei migranti e profughi al governo libico, che non ha rispetto alcuno dei diritti umani, con la conseguente piena e libera operatività alla sua guardia costiera, quella stessa che spara alle navi che salvano vite umane, anche a quelle della guardia costiera italiana; e di colpire le ONG, limitandone fortemente l’operato umanitario e stabilendo livelli di controllo addirittura delle loro fonti di finanziamento."

Anche il Forum del Terzo Settore, in una nota, sottolinea che le "misure per limitare gli interventi di salvataggio dei migranti che attraversano il Mar Mediterraneo verso l’Europa, fino a prevedere la chiusura dei porti alle navi di soccorso" sarebbero "inaccettabili", perchè violano "i più elementari obblighi di assistenza e solidarietà; misure punitive verso le organizzazioni non governative potrebbero portare alla ingiustificata restrizione della loro capacità di prestare soccorso, in presenza di un’iniziativa europea ancora lacunosa."

"Le ONG attive sulle navi della solidarietà sono state oggetto di attacchi mediatici e commissioni d’inchiesta da cui é emersa chiaramente la loro mission e la loro azione trasparente e coerentemente solidale" continua AOI nel suo comunicato. "Oggi di nuovo Italia, Francia, Germania e UE insieme hanno deciso di ‘sposare’ la linea di Frontex e di individuare nel soccorso umanitario in mare delle organizzazioni sociali il problema, il mitico ‘pull factor’ del fenomeno migratorio."

Secondo il Forum del Terzo Settore, "Paesi come l’Italia, che si trovano ad affrontare il carico maggiore del soccorso in mare, non possano essere lasciati soli nella gestione delle fasi di ospitalità di medio e lungo periodo. I governi europei devono assumere scelte coerenti, adottando decisioni credibili per la realizzazione in tempi rapidi di un piano di ricollocazione di rifugiati e migranti dei Paesi dell’Unione."

Il mondo delle ONG e quello del Terzo Settore, quindi, chiedono fortemente al Governo italiano di incontrarsi e confrontarsi, urgentemente, perchè "l’Italia non si può permettere una divisione netta tra la politica e la società civile solidale e responsabile."