Celebriamo il 16 Ottobre 2019 come Giornata mondiale della fame

I giovani delegati FAO insieme alle associazioni italiane e ai Fridays for future chiedono

più coerenza al Governo e più iniziative ai parlamentari italiani

Nessun Green new deal è possibile senza l’agroecologia

«Oggi, 16 ottobre, non dovremmo celebrare la Giornata mondiale dell'alimentazione ma la Giornata mondiale della Fame: il rapporto della FAO per il 2019 (rapporto SOFI 2019), infatti, spiega che il numero delle persone che soffrono la fame, è tornato a crescere dopo anni di contrazione. Oggi sono 2 miliardi le persone nel mondo che hanno difficoltà nell’alimentarsi, 820 milioni le persone che non sanno se oggi mangeranno, 700 milioni che sanno per certo che non avranno cibo per sé e la propria famiglia, il 20% di queste persone è in Africa. Un sistema alimentare al collasso anche in termini di impatto ambientale visto che provoca circa il 40% dei cambiamenti climatici in atto spingendoci ben oltre i limiti del pianeta». Così Paola De Meo, dell’Ong Terra Nuova, che supporta in Italia la delegazione della società civile nel Meccanismo di co-governo della FAO, ha introdotto alla Sala Stampa della Camera l’incontro della stampa italiana con i delegati Fao e i giovani dei Fridays for Future.

Co-protagonisti della conferenza Mamadou Goita, della rete contadina africana Roppa, che partecipa al Coordinamento della società civile al Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale FAO insieme a Silvia Diwily della World March of Women del Mozambico e a Riccardo Nanni, portavoce dei Fridays for Future di Roma.

Monica Di Sisto, dell’Associazione Fairwatch ha presentato il report “La Cooperazione italiana e la Coerenza delle politiche per lo Sviluppo sostenibile” (https://bit.ly/2OMUTUO), sottolineando «l’incoerenza del Governo italiano che negli ultimi anni ha ridotto i fondi di cooperazione, e ha anche perso di vista il coordinamento tra le diverse politiche pubbliche rispetto agli obiettivi di sviluppo e agli impegni a livello nazionale e internazionale che l’Italia che ha assunto rispetto al clima e al diritto al cibo. Una mancanza di coordinamento confermata nei rilievi sollevati dal Dipartimento sviluppo dell’Ocse, nella recente revisione delle politiche italiane di sviluppo presentata il 14 ottobre scorso a Parigi soprattutto nel campo dello sviluppo rurale e delle migrazioni, ma evidenti a tutto campo per le nostre associazioni. Pensiamo al nuovo Def in cui, a parte alcune utili iniziative di semplificazione amministrativa, non ci sono per l’agricoltura fondi né previsioni di investimento in quella transizione ecologica per il nostro sistema agroalimentare non rinviabile,se siamo seri nel voler avviare anche in Italia un Green New Deal. Non ci sono rimodulazioni dell’Iva per penalizzare l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici dannosi, come pure chiesto dalle organizzazioni ambientaliste come primo passo verso la transizione agroecologica; non c’è traccia di “carbon tax” o rimodulazioni dei flussi commerciali per favorire i prodotti più sani e amici dei diritti umani, del lavoro e dell’ambiente».

Un saluto istituzionale, con l’apprezzamento per l’azione svolta dai delegati FAO, è stato inviato dal presidente della commissione Agricoltura della Camera Filippo Gallinella e dalla vicepresidente della commissione Agricoltura del Senato Elena Fattori. Sono intervenuti alla presentazione il capogruppo di LeU Federico Fornaro, i deputati LeU Rossella Muroni e Stefano Fassina e le deputate del Gruppo Misto Sara Cunial e Silvia Benedetti.

«Contrariamente a quanto si crede, solo tra il 12%-13% della produzione agricola si muove sul mercato globale (essenzialmente mais e soia) e oltre il 63% del cibo prodotto nel mondo viene consumato entro i 100 chilometri da dove viene prodotto. Quindi i mercati locali sono la chiave non solo per combattere le diseguaglianze migliorando il reddito dei produttori e l’accesso al cibo dei consumatori, ma anche per rendere le filiere agroalimentari più sostenibili, con delle regole che siano più adatte a queste priorità e non a quelle dell’agribusiness», ha spiegato Mamadou Goita.

«Come donne e giovani siamo protagonisti della produzione familiare di cibo a livello globale, portiamo sulle spalle la maggior parte delle aziende, ci apriamo spazi in meccanismi di dialogo con le istituzioni, come nel caso della Fao, e da anni lottiamo per far capire come sia di capitale importanza affrontare il tema della lotta alla fame in una chiave più ampia di agroecologia e lotta ai cambiamenti climatici. Eppure non ci ascoltano. Il mio Paese, il Mozambico, lo scorso anno è stato devastato da due cicloni: sono stati i giovani e le donne che nei campi hanno lavorato per riportare il cibo in tutte le case, ma continuiamo a non essere ascoltati. Esigiamo un cambiamento perché non c’è più tempo da perdere», ha aggiunto Silvia Diwily.

«Noi ragazze e ragazze che lo scorso 29 settembre siamo scesi in piazza per protestare contro i cambiamenti climatici eravamo 200mila solo a Roma, 1 milione e mezzo circa in tutta Italia, circa 8 milioni in tutto il mondo. Siamo molto preoccupati per il nostro futuro perché fino a adesso la società umana globale ha avuto una sempre maggiore disconnessione dalla terra tanto che il 29 luglio quest’anno abbiamo consumato tutte le risorse del Pianeta. Per questo, in preparazione dello sciopero, abbiamo attivato un tavolo di lavoro sul cibo e l’agricoltura che ha prodotto un documento che chiede tra l’altro, vengano potenziati i canali di distribuzione alternativi al supermercato, migliorando l'accesso al mercato dei piccoli produttori locali e incentivando il consumo di prodotti stagionali; che venga istituito un sistema di completa tracciabilità delle filiere agroalimentari, con norme nazionali e internazionali che costringano la grande distribuzione e le multinazionali a pagare per eventuali violazioni commesse lungo la catena di approvvigionamento; e che vengano bocciati in Parlamento tutti gli accordi di libero scambio portati avanti dalla Commissione Europea come CETA, nuovo TTIP e UE-Mercosur, fino a quando l'agenda commerciale dell'UE non verrà ancorata in maniera vincolante alle convenzioni internazionali su ambiente, lavoro e clima», ha affermato Riccardo Nanni.

«La domanda al centro delle Giornate del Comitato per la sicurezza alimentare in corso alla FAO in questi giorni è se questa agricoltura potrà sfamare i 9 miliardi di persone che abiteranno il pianeta nel 2050. Come movimenti contadini e società civile rispondiamo che è possibile solo cominciando da subito una transizione doverosa verso l’agroecologia che rigenera i suoli e i territori, ma riequilibra anche i rapporti di forza all’interno delle filiere e dei mercati», ha rimarcato Paola De Meo.

L'associazione Terra Nuova, in seno al Civil Society and Indigenous Peoples' Mechanism (CSM), ha lavorato al rapporto indipendente di monitoraggio "Towards Smallholder-oriented Public Policies: Indipendent report by the Civil Society and Indigenous Peoples Mechanism for the Committee on World Food Security monitoring the use and implementation of CFS policy recommendations on smallholders - 2019" (https://bit.ly/2qbBO4D)

«Nel rapporto emerge con chiarezza come non possiamo parlare solo di aumento di produzione, ma di riduzione delle diseguaglianze e della povertà nel rispetto dei limiti del Pianeta. Il modello agricolo più adatto alla transizione è quello familiare e di piccola scala, in gran parte portato avanti da donne e giovani che hanno capacità e forza per guidare la transizione», ha aggiunto De Meo

Federico Fornaro, capogruppo di LeU, ha ringraziato i promotori dell’iniziativa «perché ormai questi temi non sono più soltanto appannaggio degli addetti ai lavori e anche perché l’agricoltura ormai non può non interrogarsi sui limiti della sua dimensione industriale. La Giornata mondiale non parla solo all’Italia ma all’intero pianeta. Per quello che ci riguarda significa leggere la nuova Politica agricola comune dell’Ue come un’opportunità e con un’attenzione diversa rispetto al passato sulle questioni ambientali che valorizzi l’agricoltura contadina. Nel mese di novembre la Commissione Agricoltura dovrebbe cominciare l’esame di alcuni progetti di legge sull’Agricoltura contadina, che ci fornisce l’occasione di avere una legge che colga le peculiarità con un riconoscimento dell’agricoltura contadina. Un segnale che va nella direzione giusta».

Sara Cunial ha spiegato che «oggi riceviamo la conferma dal Capogruppo Fornaro la notizia dell’arrivo in Commissione Agricoltura della legge sull’agricoltura contadina. E’ un’ottima notizia: ho contribuito con una mia Pdl a portare in parlamento gli esiti di un’iniziativa popolare partita nel 2009 e spero davvero che possa essere lo spazio in cui attuare almeno un primo passo verso la transizione non solo delle aziende, ma anche dei territori italiani verso una maggiore sostenibilità».

Silvia Benedetti ha sottolineato la centralità del cibo per le politiche pubbliche: «si tratta dei nostri stili di vita, e come commissione Agricoltura, con il pdl a prima firma Cunial sull’agricoltura contadina, vogliamo provare ad avviare un vero e proprio cambio di paradigma nella produzione italiana in chiave agroecologica”»

 

La Settimana d’azione europea per un Trattato vincolante Onu per le Multinazionali

Dal 12 al 19 ottobre si celebra in tutta Europa la Settimana europea di mobilitazione contro i trattati tossici di liberalizzazione commerciale, gli arbitrati in essi contenuti e per un trattato vincolante Onu che permetta di mettere fine alla loro impunità in tutti gli angoli del globo(se ne sta discutendo nuovamente in questi giorni a Ginevra).

Oltre a eventi e flash mob che si moltiplicheranno in tutta Europa, con epicentro Ginevra, le organizzazioni e i sindacati attivi in questi ambiti hanno lanciato il premio “Scopino d’oro”, che conferiranno al World economic forum di Davos alla peggiore multinazionale in tema di protezione dei diritti umani e dell’ambiente. Per conoscere la lista delle multinazionali e conferire il proprio “scopino” si può cliccare questo link: https://goldentoiletbrush.org/?lang=it

 

Un progetto pilota per raccontare le soluzioni che funzionano

Tutte queste attività sono sostenute dal progetto “Nuove narrazioni della cooperazione”, coordinato da ActionAid e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), per promuovere il rilancio e la diffusione di una narrativa positiva sullo sviluppo sostenibile presso i rappresentanti delle istituzioni e i decisori politici a livello europeo, nazionale e locale, fornendo un’informazione corretta e basata su dati ed evidenze che possano rafforzare il dibattito pubblico sul tema, contribuendo alla crescita di una comunità inclusiva, aperta al mondo e alle diversità. Il progetto unisce in partenariato un’ampia rete di attori della società civile, regioni ed enti locali, quali: Terra Nuova, Helpcode, CRIC, AMREF, ASVIS, CCI - Centro per la Cooperazione Internazionale, CIPSI, COLOMBA, Codici, COP Piemonte, Differenza Donna, Fairwatch, ISCOS, Januaforum, MAIS, Marche Solidali, Nexus Emilia Romagna, ReTe, TAMAT, Unical – Università della Calabria, AOI, Regione Piemonte, Regione Sardegna, Regione Marche, Provincia Autonoma di Trento, Comune di Genova, Comune di Milano, e Comune di Ravenna. Terminerà il 30 novembre 2019. Il progetto si svolge in ambito nazionale e territoriale, in particolare in Liguria, Lombardia, Piemonte, Calabria, Lazio, Umbria, Marche, Emilia-Romagna, Sardegna e nella Provincia Autonoma di Trento, e a livello europeo attraverso attività mirate di interlocuzione istituzionale e di networking con la società civile.