Bombardare malati e feriti per terrorizzare e lasciare senza servizi sanitari la popolazione civile: “quelle connerie la guerre!”
12 dicembre 2015 - Il 3 ottobre, durante la notte e per la durata di 40 minuti, aerei degli Stati Uniti hanno bombardato l’ospedale gestito da Medici senza Frontiere a Kunduz (Afghanistan), distruggendolo e causando almeno 22 morti tra pazienti e personale sanitario. Quello di Kunduz era l’unico ospedale della zona, segnalato e conosciuto da tutte le parti in conflitto.
Il 26 ottobre, aerei dell’Arabia Saudita che da fine marzo bombardano le posizioni degli ‘houthi’ sciiti a Aden e in altre località dello Yemen con impatti gravissimi anche sulla popolazione civile, hanno bombardato e distrutto l’unico ospedale di Haydan, nella provincia di Saada, gestito anch’esso da Medici senza Frontiere.
Il 28 novembre, poco dopo un bombardamento sulla città di Homs in Siria che aveva riempito l’ospedale da campo di Medici senza Frontiere di feriti, anche l’ospedale è stato centrato da “barili-bomba”, una nuova idea geniale di qualche militare perverso per fare danni in un ampio raggio. Il bombardamento sull’ospedale ha provocato sette morti, la distruzione parziale delle installazioni ospedaliere e varie decine di feriti
Questi avvenimenti ci ricordano non solo che le guerre dal Novecento in poi, presentano un numero crescente di vittime civili direttamente coinvolte negli scontri (in barba al carattere ‘intelligente’ e ‘mirato’ dei conflitti moderni), ma che la Convenzione di Ginevra che obbliga le parti belligeranti ad evitare o limitare gli effetti dei conflitti sulla popolazione civile, non viene più riconosciuta come un documento vincolante.
Ci uniamo alle proteste di Medici senza frontiere (qui la loro dichiarazione), partendo dalla considerazione che bombardare intenzionalmente un ospedale è un crimine di guerra e come tale va condannato e i responsabili lungo la catena di comando, sanzionati.