Assosementi e i diritti dei contadini

27 luglio 2016 - La biodiversità di cui possono ancora godere le nostre campagne non deriva certamente dalle sementi brevettate, che fanno ormai parte di un sistema di compravendita sempre più lontano dal concetto di sovranità alimentare e perfettamente inserito nell'idea del mercato neoliberale, ma dal libero scambio di semi autoprodotti, per la semina e la risemina, tra contadini, considerato da molti una "pratica illegale".
Per difendere questo diritto, l'Associazione Rurale Italiana ha lanciato ieri questo comunicato stampa.

 

ASSOSEMENTI ed i diritti dei contadini

 E’ stato recentemente pubblicata la notizia di un accordo tra Assosementi e l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) (http://www.sementi.it/comunicato-stampa/431/sottoscritto-accordo-icqrf-per-combattere-illegalita-settore-sementiero)

In questo accordo si legge: “ … Sul versante delle specie agrarie, ad esempio, la vendita o lo scambio di granella non certificata uso seme, oltre a costituire violazione della normativa sementiera, …” e, ancora, “…Nel settore sementiero orticolo, invece, è crescente il diffondersi di pratiche illegali quali la riproduzione vegetativa a mezzo talea o stubs …”.

Noi contadini, consapevoli dell’enorme ricchezza di biodiversità che ci è stata trasmessa dalle generazioni di contadini che ci hanno preceduto nei passati millenni, con sapiente opera di selezione, scelta di sementi adatte ad ogni particolare ambiente e scambio di sementi fra coltivatori, affermiamo la nostra ferma volontà di continuare con coscienza, senso di responsabilità, impegno questa opera di creazione di diversità biologica adatta ai vari ambienti e fondamentale nel mantenere in vita le nostre aziende.

Riguardo la notizia sopra riportata, osserviamo che:

1 - ASSOSEMENTI ha proposto un accordo ad una istituzione pubblica sulla base di un presupposto giuridicamente inesistente: nessuna legge italiana vieta la risemina di varietà certificate, quindi non esiste il presupposto della falsificazione per la granella scambiata tra contadini.

2 – La legislazione sementiera italiana protegge  le industrie sementiere nella commercializzazione di sementi certificate e cartellinate  con una serie di disposizioni che le industrie sementiere  debbono rispettare, molte di queste disposizioni però per volere delle industrie stesse sono sottoposte solo all'autocertificazione, quindi le imprese sementiere, ad esempio,  guardino in casa loro chi, acquistando sementi non imballate sul mercato mondiale, cartellina in Italia in modo forse  fraudolento e mette in commercio sementi certificate di dubbia origine. E' un loro problema.

3 - L'Italia, come la UE, ha ratificato e poi legiferato per l'applicazione del Trattato internazionale delle risorse genetiche per l'agricoltura e l'alimentazione dove gli articoli 6 e 9 riconoscono il diritto degli agricoltori di scambiare e vendere, oltre che seminare e riseminare, le proprie sementi "…e altro materiale di moltiplicazione".

 

In conclusione, NON siamo NOI contadini ad avere pratiche illegali. Chiediamo che il Ministro Martina chiarisca la fonte giuridica, il senso e la portata di tale accordo oltre ad imporre anche ad ASSOSEMENTI il rispetto della legislazione nazionale e dei trattati internazionali che proteggono il diritto degli agricoltori.

Ricordiamo che nessuno può entrare nei nostri campi senza un mandato - tantomeno un'impresa sementiera - ne indagare sulla natura della granella che vendiamo ad altri contadini.

Ci sentiamo liberi di utilizzare - e continuare ad utilizzare - le sementi che produciamo per la semina e ri-semina nei campi che lavoriamo e di scambiare queste sementi da noi prodotte con altri contadini.


Photo credit: Flickr / Jean-Paul Remy