APE: la Dichiarazione della societa civile africana
Dichiarazione della società civile dell'Africa occidentale sull'APE.
1. Noi, Membri delle reti e delle piattaforme regionali della società civile dell'Africa occidentale, e delle organizzazioni nazionali del Benin, Burkina Faso, Costa D'Avorio, Gambia, Guinea, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo, riuniti a Dakar il 13 e il 14 febbraio 2014 per valutare il contenuto del compromesso raggiunto tra i negoziatori dell'UE e quelli africani sugli APE, prendiamo atto della decisione di firmare l'accordo per il quale sono in corso negoziati da oltre i 10 anni.
2. Riteniamo che i negoziati sull'APE hanno prodotto minacce molto serie al processo d'integrazione regionale seguito alla firma degli accordi provvisori. La prospettiva dell'implementazione degli accordi provvisori della Costa D'Avorio e del Ghana entro il primo ottobre 2014, imposta unilateralmente dall'UE, e la minaccia della rottura del processo di integrazione hanno sottoposto l'Africa occidentale a uno stato di forte pressione e hanno condotto i negoziatori a ravvisare nell'APE la sola alternativa.
Le alternative ignorate
Alcune alternative viabili sono state proposte e ricordate in ogni singola tappa del processo di negoziazione:
- I paesi firmatari dell'APE possono sostenere da soli la perdita di redditi: Secondo uno studio della Commissione economica per l'Africa (CEA, South Centre, 2012), il Ghana e la Costa D'Avorio potrebbero subire perdite di introiti rispettivamente di 378 e 159 milioni di dollari in caso di implementazione dei loro APE . Tuttavia, nel caso di mancata messa in opera di questi APE, le spese alle quali le loro imprese dovranno far fronte, sulla base dei diritti di dogana addizionali per il mercato europeo, saranno rispettivamente dell'ordine di 51,9 e 121 milioni di dollari.
- L’Africa Occidentale ha anche la possibilità di disporre di un Fondo Regionale di solidarietàche potrebbe compensare le perdite di questi Stati. Questo fondo potrebbe prosperare grazie a un piccolo aumento del prelevamento comunitario della CEDEAO, al contributo di alcuni Stati esportatori, con particolare riferimento al petrolio, e al contributo di partner esterni. Tutto questo potrebbe accadere senza produrre pregiudizio alcuno allo sforzo dei paesi firmatari gli accordi provvisori per accrescere la loro competitività e poter fare a meno di favoritismi e preferenze commerciali.
3. L’APE sottoporrà la regione a sforzi che nessun dirigente dovrà perdere di vista. In Effetti, 11 paesi, tra i meno avanzati del mondo, saranno obbligati per la prima volta ad aprire largamente i propri mercati in un lasso di tempo decisamente troppo breve – il 95% dei prodotti sarà liberalizzato entro i primi 15 anni - rinunciando anche a importanti introiti fiscali e sottoponendo le loro industrie nascenti a degli sforzi considerevoli cui i loro impegni internazionali nell’ambito del WTO non li obbligano.
4. Inoltre, a seguito dell’aumento dell’offerta d’accesso al mercato dell’Africa Occidentale dal 70 al 75%, questi Paesi sottoporranno alla liberalizzazione prodotti e filiere che normalmente ne dovrebbero essere esclusi.
5. Riconosciamo che questi sacrifici consentiti dai più poveri, inediti nella storia delle relazioni economiche internazionali, si giustificano solo attraverso la volontà dei nostri paesi di fare salva quell’integrazione regionale acquisita così difficilmente nell’Africa occidentale.
6. Ricordiamo che l’integrazione non sarà effettiva e proficua per i cittadini della regione fino a quando gli Stati dell’Africa dell’Ovest non daranno il via a un processo di trasformazione strutturale continua delle loro economie sulla base dell’industrializzazione e dellavalorizzazione delle materie prime disponibili.
7. L’UE ha sempre affermato che la ragione principale dell’APE è rendere il regime commerciale UE-ACP compatibile con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Da questo punto di vista, e tenuto conto dei rischi che un accordo che copra numerosi ambiti potrebbe indurre in un regione in cui la maggior parte delle politiche settoriali sono embrionali, se non inesistenti, noi chiediamo ai capi di stato dell’africa occidentale di considerare con attenzione i punti seguenti:
Esigere risorse addizionali per il PAPED (EPA Development Programme)
8. Impegnandosi a garantire all’Africa occidentale 6,5 miliardi di euro in 5 anni per 16 paesi, l’UE non fa alcuno sforzo poiché si accontenta di riciclare fondi esistenti, ma spesso fuori dalla portata di tanti paesi a causa delle procedure di erogazione sottoposte a condizioni rinforzate Contemporaneamente, l’Africa occidentale dovrebbe supportare perdite di introiti pari a circa 1.8 miliardi di dollari. E’ assurdo rinunciare a risorse sovrane per il modico aiuto promesso.
Chiediamo ai capi di stato di esigere risorse ulteriori, stabili e prevedibili che coprano i bisogni espressi dall’Africa occidentale, con meccanismi flessibili di versamento. Inoltre, chiediamo che la messa in opera degli impegni dell’Africa occidentale nell’ambito della liberalizzazione sia legata alla fornitura di adeguate risorse finanziarie del PEPAD.
Rinunciare alla clausola della nazione più favorita (NPF)
9. Con l’inclusione della clausola NPF, l’Africa occidentale si è impegnata fornire all’UE il vantaggio commerciale più favorevole accordato a: Cina, Stati Uniti, Giappone, Corea, Russia, Canada, Singapore, Arabia Saudita, Messico, Taiwan, India, Australia, Brasile, Thailandia, Malesia, Svizzera, Associazione degli Stati del Sud-est asiatico (ASEAN), MERCOSUR e Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG). La maggior parte di questi sono paesi in via di sviluppo. L’inclusione di questa clausola conferisce un segnale ai nostri partner del sud,riducendo gravemente i nostri margini di manovra per la diversificazione dei nostri partner commerciali e costituisce un attacco alla clausola d’abilitazione del WTO.
Tenuto conto dell’importanza di questi obiettivi e del fatto che la Clausola NPF non è un’esigenza per la validità giuridica dell’APE, esortiamo i capi di stato dell’Africa occidentale a esigere la sua rimozione dall’APE.
Annullare l'incontro
10. I negoziati dell’UE e dell’Africa occidentale hanno previsto una clausola di incontro per intavolare negoziati su servizi, proprietà intellettuale e innovazione, compresi i saperi tradizionali e le risorse genetiche, i pagamenti correnti e i movimenti di capitali, la protezione dei dati a carattere personale, l’investimento, la concorrenza, la protezione dei consumatori, lo sviluppo sostenibile e i mercati pubblici, sei mesi dopo la conclusione dell’APE. Esprimiamo la nostra più viva preoccupazione su impegni così ampi in settori strategici che sono al centro delle nostre politiche economiche e di sviluppo e sui quali l’Africa occidentale non ha ancora politiche comuni.
Chiediamo ai capi di Stato di annullare questi incontri con l’UE e di dare istruzioni alla Commissione della CEDEAO per intavolare senza indugio lavori aperti e inclusivi per l’elaborazione delle politiche settoriali regionali in questi ambiti.
11. Restando fedeli alla nostra missione della vigilia, d’allerta e di proposta per la costruzione di una regione economicamente viabile e dotata di politiche esclusivamente orientate agli interessi delle popolazioni, denunciamo la strategia della CEDEAO che consiste nell’escludere la maggior parte degli attori nazionali dal processo organizzando un Comitato ministeriale di monitoraggio dell‘APE (CMS), in una giornata riservata unicamente ai ministri che non avranno né il tempo né le informazioni necessarie per valutare efficacemente il compromesso.
12. Il processo che porta alla firma dell’APE deve restare aperto e trasparente. Noi ci impegniamo a informare gli attori dell’Africa Occidentale (tra cui parlamentari, membri del Consiglio Economico e Sociale, il settore privato, i sindacati e la stampa) sul contenuto, gli obiettivi e le sfide dell’APE.
13. Riaffermiamo il nostro attaccamento indefettibile alla costruzione dell’integrazione regionale dell’Africa occidentale. Salutiamo l’adozione della Tariffa Esterna Comune (TEC) e incoraggiamo i capi di stato a perseguire gli sforzi necessari perla costruzione di uno spazio economico integrato e prospero, proteggendo le risorse dell’Africa Occidentale e fornendo le opportunità per una vita migliore alla globalità dei cittadini della nostra regione, in particolare ai più poveri e ai più vulnerabili.
14. Chiediamo ai capi di stato di prendere tutte le misure necessarie per eliminare i numerosi ostacoli che impediscono la libera circolazione dei beni e delle persone nell’Africa occidentale e che rallentano i progressi commerciali intra-regionali, l’industrializzazione e la trasformazione economica.
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