APE: alcuni chiarimenti

3 maggio 2016Dal 28 al 29 aprile si è tenuto a Dakar, in Senegal, Il consiglio dei ministri congiunto Africa-Caraibi-Pacifico/ Unione Europa (ACP-UE). Parallelamente alla riunione, nella strade della Capitale africana, la coalizione « No agli APE » rivendicava la propria contrarietà alla firma degli Accordi di Partenariato Economico da parte del Senegal.  E, mentre alcuni dei manifestanti venivano arrestati, tra cui Guy Marius Sagna, leader del collettivo (rilasciato dopo alcune ore), il Ministro delle finanze del Paese dichiarava: “Il Senegal firmerà gli APE. Il Presidente Macky Sall è stato incaricato di negoziare l’accordo in nome degli stati della CEDEAO. L’APE è un accordo molto importante per il nostro Paese”.

Cheikh Tidiane Dieye di ENDA CACID/POSCAO e anch’egli membro del collettivo contro gli accordi di partenariato economico, ha diffuso un testo di chiarificazione relativo a questi commenti:

 “Vorrei chiarire alcune cose. Il Senegal non progetta di firmare gli Ape : lo ha già fatto, insieme a 12 altri paesi membri della CEDEAO. Ciò che ancora manca, invece, è la ratificazione da parte dell’Assemblea Nazionale. E spero che questa non avvenga. Inoltre, Il Presidente Macky Sall non è stato scelto per negoziare a nome di altri paesi della CEDEAO ma unicamente per facilitare la negoziazione, per raggiungere un compromesso e lasciare ogni singolo Strato libero di determinarsi liberamente. 

L’APE non è affatto importante per il Senegal. Il nostro Paese non ha alcun obbligo legale, né interesse economico strategico per siglarlo. La firma degli APE da alcuni paesi dell’Africa Occidentale, senza la Nigeria, potrebbe rafforzare e consolidare quegli stessi problemi che l’Accordo avrebbe dovuto risolvere.

Nel 2014, per giustificare la firma degli APE, il Senegal, in quanto facilitatore, aveva dichiarato che se l’Africa dell’ovest non avesse firmato, l’integrazione regionale avrebbe potuto decadere a causa dell’impegno individuale già assunto dalla Costa d’Avorio e dal Ghana. Quest’analisi è particolarmente vera, anche se solo parzialmente, poiché la società civile africana aveva proposto dal 2011 la costituzione di un « Fondo regionale di solidarietà » alimentato in prevalenza da piccoli introiti assunti sulla base delle importazioni così da compensare momentaneamente la Costa D’Avorio e il Ghana le cui perdite, in caso di mancata firma degli accordi, erano già state stimate. I dirigenti hanno però ignorato questa opzione che avrebbe consentito anche la costruzione di politiche settoriali su base regionale. Certamente, la sigla della CEDEAO e la firma degli APE da parte di alcuni Stati hanno mantenuto questi due paesi nell’ambito regionale ma allo stesso tempo abbiamo perduto la Nigeria e il Gambia, usciti dalla parte opposta.

Inoltre, l’UE ha più bisogno del mercato della Nigeria che di quello degli altri 11 paesi. Per questo, senza la Nigeria non ci sarà nessun APE per l’Africa Occidentale. Solo quando la Nigeria avrà firmato potremo dire di aver perso la nostra battaglia.

I primi APE sono stati presentati come sistema per mantenere l'accesso preferenziale in Europa da parte dei paesi ACP. Ma, nel medio e nel lungo termine, queste preferenze, già discutibili, scompaiono più o meno del tutto, a causa delle politiche unilaterali europee e degli impegni presi con altri paesi e regioni. Il più importante tra questi, che non potrà non avere un impatto decisivo sulle nostre relazioni commerciali con l'UE, è il TTIP, l’accordo di partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti che si sta negoziando con gli Stati Uniti. Larga parte della società civile europea diffida di questi accordi per le ricadute in termini economici e sociali all’interno dello stesso Vecchio Continete. La stessa lotta si sta svolgendo sulle due sponde del Mediterraneo,  in Africa  ein Europa da oltre 10 anni.

In secondo luogo, bisogna ricordare gli effetti legati alla perdita degli introiti fiscali (largamente sottostimati a causa dei dati utilizzati – quelli del biennio 2002-2004 , piuttosto che del 2012 -2014). La quasi totalità degli studi mostra effetti di deviazione del commercio più o meno importanti in favore dell’Europa. Segnalo, poi, al Ministro delle Finanze che il principale mercato d’esportazione di prodotti industriali del Senegal è proprio l’Africa Occidentale. L’attivazione degli Ape provocherebbe una contrazione delle nostre esportazioni“.