Ancora morti in Mali a causa del land grabbing

Il ​land grabbing ​continua a mietere vittime in Africa. In Mali, pochi giorni fa, nel circondario di San, due contadini sono stati uccisi dalle forze dell'ordine per essersi opposti ad una ridistribuzione delle terre la cui illegalità è stata riconosciuta dalla giustizia maliana. Altri cinque sono stati arrestati. Da sei anni, ormai, moltissimi persone sono senza terra a San. E qualsiasi rivendicazione viene repressa nel sangue e nella violenza.

19 gennaio 2018 - E’ passato poco più di un mese da quando, in Mali, due contadini sono stati uccisi per mano delle forze dell’ordine, per aver tentato di difendere il proprio diritto a lavorare la terra e contro l’ennesimo caso di land grabbing in Africa.

Nel circondario di San, una zona nel centro-ovest del Paese, dal 2011 è in atto un terribile conflitto legato alla terra, e che ruota attorno a 8.000 ettari coltivati a riso. Con un abuso di potere, la cui illegalità è stata poi confermata dal Tribunale Amministrativo di Bamako, l’allora prefetto del circondario ha ridistribuito parte di quelle terre ad altri villaggi (rispetto ai sette che fino ad allora le avevano coltivate), impedendo quindi ai contadini di lavorarle e provocando l’espulsione di moltissime famiglie. In un documento pubblicato da FIAN nel 2013 (“Accaparement des terres et droits humains au Mali”), si spiega come, nel 2007, sia stata costruita una diga vicino a quei terreni fino ad allora aridi e di difficile coltivazione, rendendoli molto più fertili e migliorando notevolmente la qualità della vita della popolazione locale. Ma questo ha attirato le attenzioni di diversi attori, tra cui le autorità locali ed altri villaggi limitrofi. Nel 2011, nel giro di pochi mesi, una serie di provvedimenti ha fatto sì che quasi la metà delle terre non fossero più a disposizione di chi le coltivava da sempre, secondo motivazioni spesso legate a meri favori personali. L’opposizione da parte degli abitanti originari ha provocato l’intervento delle forze dell’ordine: “Secondo le testimonianze delle comunità, il 23 luglio del 2011 verso le 6 del mattino, circa 60 gendarmi sono arrivati nei villaggi armati di gas lacrimogeni e sfollagente, seminando il terrore tra gli abitanti mentre lanciavano granate a gas, picchiavano le persone e ne arrestavano altre in maniera arbitraria. Gli abitanti dei 7 villaggi raccontano di essere fuggiti e che, una volta che i villaggi erano deserti, le forze armate hanno dato fuoco alle case e ai fienili, distruggendo anche i raccolti e tutti i beni delle persone”.

In seguito a questo intervento, un giovane contadino, Kassoum Coulibaly, che si era opposto alle ridistribuzioni forzate delle terre, è stato picchiato a morte dai gendarmi. Oltre 40 persone, tra cui minori e anziani, sono stati arrestati e detenuti per oltre 7 mesi.

Dopo 6 anni, il conflitto è ancora in corso e i contadini continuano a reclamare le loro terre ancestrali e il loro diritto a coltivarle. L’11 dicembre scorso, quando sembrava che una risoluzione in favore dei contadini stesse per venire alla luce, le stesse forze dell’ordine della città di San, intervenute all’epoca dell’uccisione del giovane, sono tornate per fermare dei contadini che stavano andando a raccogliere il loro riso, in terreni che erano stati espropriati. Un gendarme ha colpito fino alla morte Gaoussou Diarra, di 73 anni, che tentava di sedare le tensioni.

Pochi giorni dopo, il 17 dicembre, un’altra persona è stata uccisa dalle stesse forze dell’ordine, il contadino Yacouba Yerenè.

Il 10 gennaio, appena nove giorni fa, cinque contadini sono stati imprigionati sempre a causa di quelle terre.

In seguito a questi ultimi avvenimenti, l’organizzazione che rappresenta le persone colpite dall’accaparramento di terre in Mali (UACDDDD – Unione delle associazioni e coordinamento delle associazioni per lo sviluppo e la difesa dei diritti dei poveri) e la Convergenza Maliana contro il Land Grabbing, hanno iniziato una forte mobilitazione, chiamando all’appello tutte le organizzazioni della società civile e chiedendo di mandare una lettera al Primo Ministro del Mali ed alle ambasciate maliane nel mondo.

Se qualche organizzazione italiana fosse intenzionata a sostenere questa lotta, può scrivere a bartolomei@terranuova.org richiedendo le informazioni necessarie.

“Kassoum Coulibaly, Gaoussou DIarra e Yacouba Yerenè sono dei contadini morti per aver difeso il loro diritto a lavorare i propri campi. Diritto che gli è stato riconosciuto dalla giustizia maliana.”