Ammazzata Bertha Caceres: sfidava le multinazionali per proteggere i popoli indigeni
4 marzo 2016 - Qualcuno , da qualche parte, forse ancora crede che la terra non sia in pericolo e che non sia una guerra aperta quella per l’accaparramento delle risorse naturali. Dopotutto, sui media, l’argomento è spesso trattato in sordina, e a volte a stento se ne riconosce l’eco. Invece, l’assassinio di Bertha Caceres impone di puntare i riflettori su questo scomodo tema e di quanto sia necessario non solo parlarne ma anche agire. La morte violenta di questa attivista per i diritti dei popoli indigeni e la difesa delle risorse naturali è la prova del rischio crescente contro cui devono confrontarsi tutti gli uomini e le donne impegnate nella difesa dell’ambiente. Bertha Caceres, infatti, Coordinatore generale del Consiglio delle Organizzazioni Popolari e Indigene in Honduras (COPINH) è stata uccisa per la difesa del Rio Gualcarque, il fiume sacro per la popolazione leida cui essa stessa apparteneva, e per permettere al suo popolo di continuare a godere dell’acqua, diritto fondamentale dell’umanità. Il suo impegno contro il progetto della diga Agua Zarca le era valso, lo scorso anno, il Premio Goldman. La donna sosteneva che lo sbarramento sul fiume Gualcarque avrebbe messo a rischio «l’approvvigionamento idrico, di alimenti e medicine per centinaia di indigeni, ignorando completamente il loro diritto a una gestione sostenibile del territorio». Inoltre, alla cerimonia di ricevimento del premio aveva denunciato: «Viviamo in un paese nel quale il 30% del territorio è stato consegnato alle multinazionali dell’industria mineraria, dove sono stati lanciati progetti aberranti, in un’ottica neoliberista secondo la quale l’energia non è più un diritto fondamentale per l’umanità”.
La sua morte ha destato commozione ovunque e una forte indignazione. Lei, che credeva nella pace tra i popoli e nell’equilibrio tra questi e l’ambiente è stata freddata con colpi di arma da fuoco mentre dormiva nella sua casa, a 200 km da Tegucicalpa. Bertha Caceres aveva più volte denunciato le minacce che le erano state rivolte. Per questo aveva ottenuto una scorta che, però, evidentemente, non era presente ieri al momento del delitto.
La Via Campesina ha disposto un comunicato per denunciare l’accaduto, ricordando che Bertha ha sempre lottato al fianco dei popoli indigeni “per rivendicare il diritto alla terra, per difendere la nostra sovranità, per la riforma agraria globale e per la sicurezza alimentare dei popoli”. Inoltre, si legge nel testo “È opportuno sottolineare che il 9 aprile 2014, Rafael Alegría, membro del parlamento e coordinatore generale de La Via Campesina Honduras, ha introdotto nel Congresso Nazionale una proposta di legge per una completa riforma agraria che possa garantire la sovranità alimentare e lo sviluppo rurale, cercando soluzioni attraverso i canali politici ai problemi che i contadini e le popolazioni indigene devono affrontare ogni giorno in Honduras. Tuttavia, fino ad oggi, questa proposta non è stata presa in considerazione dal Congresso. Per questo motivo, La Via Campesina Honduras denuncia il governo e le imprese transnazionali che estraggono e sfruttano le risorse naturali. Chiediamo che allo Stato dell'Honduras di punire i responsabili di questo vile assassinio, e a tutte le organizzazioni internazionali che difendono i diritti umani di unirsi a questa istanza. La Via Campesina fa un appello affinché siano organizzate azioni di protesta nelle ambasciate dell'Honduras di tutto il mondo per chiedere chiarezza, e per proteggere i difensori della terra e dei diritti umani in Honduras.”
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